Mia moglie è un angelo: nonostante tre figli
e il lavoro part-time non si sente mai Ercole
al bivio, e quand’anche fosse male in arnese
non rinuncia ad esser come i rasoi dei barbieri.
Anche quando si trova sul letto di Procuste, ne
viene sempre fuori agilmente come ber un uovo:
la sua pazienza è come la tela di Penelope, e lei
è la ninfa Egeria onnipresente nei miei pensieri.
Poi c’è il maggiore dei miei tre figli, Symeon, una
vera anguilla imburrata e costantemente nero come
un calabrone perché pensa d’esser fortunato quanto
cani in chiesa; io credo solo sia come l’Araba Fenice.
Samu’el è il mio secondo genito, un bambino
che non riesce ad essere della parrocchia per via
del suo carattere: per lui aut Caesar aut nihil.
E’ un furbo di tre cotte con la fisima per le camicie.
E infine il piccolo Nicolae, con i suoi fratelli
come i ladri di Pisa; e con Lucas, della stessa lana.
Lucas è il suo compare d’asilo, cuciti a filo doppio per
via delle famiglie che da tempo son a uscio e bottega.
Siamo gente semplice che entra papa in conclave
ed esce cardinale, che durante la settimana
lavora e la domenica va in chiesa.
Gente che per arrivare a fine mese lavora e prega.