E piove addosso ai miei sensi
il taccuino dei tuoi meridiani
planato, come piuma smarrita
d’un concerto d’anima e silenzi,
nel crepuscolo isoscele
d’uno sfitto orizzonte.
Se potessi scordare
i compleanni del cuore,
come crisalidi accoccolate
su un pianto di garofani,
così addizionerei
solitudini d’aurore
all’abaco dei giorni senza nome
e tu confezioneresti
cicatrici d’autunno,
saran quei battiti imperfetti
del nostro tempo perduto.