I tuoi sentieri mi camminano
dentro
mia Terra!
I tuoi paesaggi mi abitano
I tuoi umori mi appartengono.
Oggi più di ieri
Voglio:
Riappropriarmi delle mie parole, del mio sentire
Vestirmi della mia anima
Mostrami nell’intimità del mio soffrire.
Echi di umanità spezzata mi chiamano
mi turbinano
dentro.
Brandelli di vita penzolano
dalle periferie del mio tempo:
ricomporne i frammenti mi è fatica!
Non cerco
un luogo in cui appartarmi
un giaciglio su cui acquietarmi
un veliero
per allontanarmi da questo mio tempo nero
No!
E’ mio il tuo dolore
che graffia i sogni
o Terra!
Spegne il domani …
in incubi trasforma le ore.
E non mi si consuma istante ch’io non veda
le tue radici contaminate dal virus del male!
Potrei andare
oltre,
altrove …
Fuggire
E poi?
Troverei
mai
giustificazione alcuna?
Che penserei
di me, dei miei trascorsi?
Nei grovigli della mia ragnatela mi dibatto
Dalla vergogna mi accartoccio
Il disgusto mi è fiele
Cos’è l’uomo?
Dov’è l’uomo?
Non ho un luogo a cui tornare
ma
infiniti, sterminati, luoghi dove pregare
per ritrovare
il luogo a ma più congeniale:
il Cuore!
E’ questo, forse, un luogo,
il luogo a cui tornare?
Per me lo è!
Di infanzie violate
ne siamo complici
Di gioventù stregate
ne abbiamo colpa
Di vite negate
ne portiamo il lutto.
Dietro me non voglio lasciare
aridità, vuoto.
E’ nell’assenza …
la grandezza delle piccole cose!
Il mio anelito non è
cercare
altri luoghi
tornare
a questo o a quel luogo
No!
Non voglio che i miei occhi vedano al di là di ciò che vedono
Non voglio che attraversino, vergini, lo spettro dell’oscurità, della morte
Voglio luoghi di luce, di pace, d’amore!
Il luogo vero a cui tornare
è là
dove
la tempesta si placa
il vento muore
l’anima risorge a vita nuova:
si specchia
respira
sorride.
Un luogo vero a cui tornare
è:
il Cuore!
dentro
mia Terra!
I tuoi paesaggi mi abitano
I tuoi umori mi appartengono.
Oggi più di ieri
Voglio:
Riappropriarmi delle mie parole, del mio sentire
Vestirmi della mia anima
Mostrami nell’intimità del mio soffrire.
Echi di umanità spezzata mi chiamano
mi turbinano
dentro.
Brandelli di vita penzolano
dalle periferie del mio tempo:
ricomporne i frammenti mi è fatica!
Non cerco
un luogo in cui appartarmi
un giaciglio su cui acquietarmi
un veliero
per allontanarmi da questo mio tempo nero
No!
E’ mio il tuo dolore
che graffia i sogni
o Terra!
Spegne il domani …
in incubi trasforma le ore.
E non mi si consuma istante ch’io non veda
le tue radici contaminate dal virus del male!
Potrei andare
oltre,
altrove …
Fuggire
E poi?
Troverei
mai
giustificazione alcuna?
Che penserei
di me, dei miei trascorsi?
Nei grovigli della mia ragnatela mi dibatto
Dalla vergogna mi accartoccio
Il disgusto mi è fiele
Cos’è l’uomo?
Dov’è l’uomo?
Non ho un luogo a cui tornare
ma
infiniti, sterminati, luoghi dove pregare
per ritrovare
il luogo a ma più congeniale:
il Cuore!
E’ questo, forse, un luogo,
il luogo a cui tornare?
Per me lo è!
Di infanzie violate
ne siamo complici
Di gioventù stregate
ne abbiamo colpa
Di vite negate
ne portiamo il lutto.
Dietro me non voglio lasciare
aridità, vuoto.
E’ nell’assenza …
la grandezza delle piccole cose!
Il mio anelito non è
cercare
altri luoghi
tornare
a questo o a quel luogo
No!
Non voglio che i miei occhi vedano al di là di ciò che vedono
Non voglio che attraversino, vergini, lo spettro dell’oscurità, della morte
Voglio luoghi di luce, di pace, d’amore!
Il luogo vero a cui tornare
è là
dove
la tempesta si placa
il vento muore
l’anima risorge a vita nuova:
si specchia
respira
sorride.
Un luogo vero a cui tornare
è:
il Cuore!
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La mia idea sia una metafora
Ereditata imperiale anfora
La genetica sia la scienza più precisa
Passare un vaso da contessa a marquise.
Nei vecchi tempi
In quei freddi inverni
Tra rotti specchi
Nel fumo delle taverne
Fra sogni e malinconia
Vive la poesia...
Non povera, nemmeno ricca
Non chiede elemosina
L'orgoglio è il suo delitto...
Nutrire l'anima con la sua umiltà
È la misura per la grande carità!
Materiale o spirituale
Mondo di sogni
Spazio letterale
Concedersi in reincarnazione
Fu un regalo -
L'immaginazione!!
Ed io la accetto volentieri
Nei miei sollievi .
L'arte consola la mia nostalgia
Li che vorrei atterrare...
La meraviglia del paese della poesia
è un luogo a cui tornare ...
Ereditata imperiale anfora
La genetica sia la scienza più precisa
Passare un vaso da contessa a marquise.
Nei vecchi tempi
In quei freddi inverni
Tra rotti specchi
Nel fumo delle taverne
Fra sogni e malinconia
Vive la poesia...
Non povera, nemmeno ricca
Non chiede elemosina
L'orgoglio è il suo delitto...
Nutrire l'anima con la sua umiltà
È la misura per la grande carità!
Materiale o spirituale
Mondo di sogni
Spazio letterale
Concedersi in reincarnazione
Fu un regalo -
L'immaginazione!!
Ed io la accetto volentieri
Nei miei sollievi .
L'arte consola la mia nostalgia
Li che vorrei atterrare...
La meraviglia del paese della poesia
è un luogo a cui tornare ...
…
dove il sole scalda
accende le passioni
l’Anima si specchia
nel cristallino mare
dove al primo sole
la zagara fiorisce
il candido colore
invito all’Amore
dove son cresciuta
al caldo focolare
con materno affetto
del pane casareccio
ricordo la fragranza
_voli di gabbiani spensierati_
_gli occhi miravano lontano_
Restano i ricordi
senza le speranze
sogni calpestati da macigni
…
in bocca le amarezze
nel cuore la tristezza.
dove il sole scalda
accende le passioni
l’Anima si specchia
nel cristallino mare
dove al primo sole
la zagara fiorisce
il candido colore
invito all’Amore
dove son cresciuta
al caldo focolare
con materno affetto
del pane casareccio
ricordo la fragranza
_voli di gabbiani spensierati_
_gli occhi miravano lontano_
Restano i ricordi
senza le speranze
sogni calpestati da macigni
…
in bocca le amarezze
nel cuore la tristezza.
Tanti, i giorni miei
invaghiti percorsi
allucinati di ogni dove
- miracolose lesioni -
Punto fermo
l’indaco perfetto
quando le stelle brillano di più
Ma se dovessi percorrere strade
cadute nei retaggi
abbarbicate a vaganti pensieri
- rimembranze di cieli arcobaleno -
di certo tornerei agli occhi tuoi
di certo ai tuoi sorrisi
e all’abbraccio caldo
Unico
Eterno
Pensiero
invaghiti percorsi
allucinati di ogni dove
- miracolose lesioni -
Punto fermo
l’indaco perfetto
quando le stelle brillano di più
Ma se dovessi percorrere strade
cadute nei retaggi
abbarbicate a vaganti pensieri
- rimembranze di cieli arcobaleno -
di certo tornerei agli occhi tuoi
di certo ai tuoi sorrisi
e all’abbraccio caldo
Unico
Eterno
Pensiero
Si ferma l'unità
Per intero,
Chi saremo
Ora, quali sembianze?
Non in questo mondo l'unità
Che ha una direzione,
Sosta; e di cosa scrivo
D'un fattore intoccabile?
Quali parole, quali modi organo
Del moto
E delle nostre tante facce?
Si può fermare l'infermabile ora:
Questo è l'antico motivo.
Ognuno può bloccare, riavvolgere
La propria storia, ritornare dove
Più il cuore parla semplice
Per aiutarti.
Non ho sito ameno,
Nè forse possibilità umane;
Blocco l'invecchiamento,
Ritornare per speme
Ove tutto per me si snoda e si mostra,
Un miracolo del tempo.
Per intero,
Chi saremo
Ora, quali sembianze?
Non in questo mondo l'unità
Che ha una direzione,
Sosta; e di cosa scrivo
D'un fattore intoccabile?
Quali parole, quali modi organo
Del moto
E delle nostre tante facce?
Si può fermare l'infermabile ora:
Questo è l'antico motivo.
Ognuno può bloccare, riavvolgere
La propria storia, ritornare dove
Più il cuore parla semplice
Per aiutarti.
Non ho sito ameno,
Nè forse possibilità umane;
Blocco l'invecchiamento,
Ritornare per speme
Ove tutto per me si snoda e si mostra,
Un miracolo del tempo.
Tornerò
fra spiccioli di cuore,
razzia di giorni d’amore
ed una minestra d’alba
confonderà il mio inverno
come acrilico di spiga
fra le amache del vespro
e son io il tuo porto di cielo,
quel fior solitario all’orizzonte
che il tuo nome abbiglierà di risposte.
Romanzo d’anima
sfoca l’ellissi del tempo
e ti cerco come l’onda e il respiro,
come parola ed infinito,
come un bicchier di stelle proibito,
perché sei tu quella virgola del mattino
che tornerò a scucir di baci
fra le autostrade del destino.
fra spiccioli di cuore,
razzia di giorni d’amore
ed una minestra d’alba
confonderà il mio inverno
come acrilico di spiga
fra le amache del vespro
e son io il tuo porto di cielo,
quel fior solitario all’orizzonte
che il tuo nome abbiglierà di risposte.
Romanzo d’anima
sfoca l’ellissi del tempo
e ti cerco come l’onda e il respiro,
come parola ed infinito,
come un bicchier di stelle proibito,
perché sei tu quella virgola del mattino
che tornerò a scucir di baci
fra le autostrade del destino.
Torno qui, ai tuoi aromi
ai bisbigli nebbiosi dei mie ricordi
che nascondi in ogni tua crepa.
Tu mi abiti, mi respiri,
mi disseti, io continuo a viverti.
Sei memoria, emozioni, desiderio
quasi trama sulla pelle
che segna ogni piega
con rivoli di acqua sorgiva.
E sempre tornerò
e tu mi aspetterai, lo so,
perché tu accogli, tu coccoli,
stemperi i respiri affannosi
ed ammansisci il cuore.
Mi stendo qui,
sui tuoi fianchi spumosi,
sul tuo sale, profumo saziante.
Qui tornerò, fino alla fine
con la mia anima screpolata
e la mia anima ebbra
e tu abbraccerai tutti i miei veli
senza dire parola…
ai bisbigli nebbiosi dei mie ricordi
che nascondi in ogni tua crepa.
Tu mi abiti, mi respiri,
mi disseti, io continuo a viverti.
Sei memoria, emozioni, desiderio
quasi trama sulla pelle
che segna ogni piega
con rivoli di acqua sorgiva.
E sempre tornerò
e tu mi aspetterai, lo so,
perché tu accogli, tu coccoli,
stemperi i respiri affannosi
ed ammansisci il cuore.
Mi stendo qui,
sui tuoi fianchi spumosi,
sul tuo sale, profumo saziante.
Qui tornerò, fino alla fine
con la mia anima screpolata
e la mia anima ebbra
e tu abbraccerai tutti i miei veli
senza dire parola…
Oh! Come vorrei ritornare lassù da solo,
al sommo di quel monte, possente mole,
che nell’Alpe s’allungava da est all’altro polo,
e dove splendido e lieto transitava il sole.
Desidererei risalir sull’alta, ferrea e sicura croce,
simbolo di un Dio clemente, potente e buono,
posta sopra le scure rocce a parlar di pace,
e dove, nella burrasca, spesso rimbombava il tuono.
Sarà corrosa dalla ruggine, ma ancor m’ammalia
e il desiderio di salirci m’assale e lì m’attira,
con la forza del sublime, che ti tenta e t’attanaglia,
come il sole, che ghermisce la terra che gli gira.
Par che mi chiami e mi dica di ritornare nell'aurora,
nella sua limpida, serena e vera immensità,
sento in me il desiderio di rivederla e di toccarla ancora,
e sulle ali dell’arcobaleno scoprire la Verità.
al sommo di quel monte, possente mole,
che nell’Alpe s’allungava da est all’altro polo,
e dove splendido e lieto transitava il sole.
Desidererei risalir sull’alta, ferrea e sicura croce,
simbolo di un Dio clemente, potente e buono,
posta sopra le scure rocce a parlar di pace,
e dove, nella burrasca, spesso rimbombava il tuono.
Sarà corrosa dalla ruggine, ma ancor m’ammalia
e il desiderio di salirci m’assale e lì m’attira,
con la forza del sublime, che ti tenta e t’attanaglia,
come il sole, che ghermisce la terra che gli gira.
Par che mi chiami e mi dica di ritornare nell'aurora,
nella sua limpida, serena e vera immensità,
sento in me il desiderio di rivederla e di toccarla ancora,
e sulle ali dell’arcobaleno scoprire la Verità.
Parlami
Sospira sulla mia anima
Bianco capo piumato
Figlio
Degli alberi
Figlio
Di ere
Vecchio indiano
D'Europa
Guardami
Con i tuoi occhi
Fumosi, stanchi, antichi, rossi
Come il sangue
Che hai versato
Sospira sulla mia anima
Bianco capo piumato
Figlio
Degli alberi
Figlio
Di ere
Vecchio indiano
D'Europa
Guardami
Con i tuoi occhi
Fumosi, stanchi, antichi, rossi
Come il sangue
Che hai versato
In mille faide e guerre
Sulle sabbiose radici sporgenti
Di Normandie, di mute pianure
Asciugati
La fronte dipinta
Di saggezza
Concedimi
Di usare
Almeno una volta
La tua pipa
Sarò saggio come te
Fauno
Sarò l'erede designato
Sarò l'erede designato
A prendere
Sulla mia pelle
Le percosse
Del groviglio urbano
Sarò
L'ultimo tra i miei fratelli
A piangere
L'abbandono del tuo regno
Della tua tribù
Sarò
La soffice carne
Vittima
Della freccia ardente del dio
Della freccia ardente del dio
Sarò
Il pargolo di mille capanne
Sarò
Il marito fiero di tua figlia
Sarò
L'uomo che sussurra alle cortecce
Sarò
Il padre di mille bambini pawnee
Sarò
Il caduto tra volti amici
Sarò
Il cadavere chino tra le radici
Sarò
Sarò
Molti nomi
Sarò
Cavallo bianco, Orso che sospira,
Occhio di Aquila, Montagna che sta,
Sarò
Le tue mani torbide
Che cingono i fianchi afflitti
Del tuo popolo, di tutti i popoli
Saremo
Insieme
Padre e figlio
Prole perseguitata di selve
Saremo
Saremo
Pellegrini rincorsi dal Fato
Con un sorriso
Incastonato
Come alberi su pianure
Come le stelle nel cielo
Come il seme
Dell'uomo
Nei ventri di giovani donne
Sarò
Il Tirawa della mia Atira
Sarò
Proprio come te
Un vecchio indiano
Un vecchio indiano
D'Europa
Che torna
Che ritorna
Alla sua terra natia
Per fuggire il tempo non ha rivali.
Nel buio di questa stanza vivo
nell'assillo che possa ritornare,
complice il godimento dell'attesa,
al luogo che elessi a dimora speciale.
I volti sono ora muti ora festosi
un brusio compiaciuto d'accoglienza
nella speranza che riveda la luce del sole.
I sentieri mi portano ai freschi anfratti
ove gli anni restano appesi ai rami.
L'acqua è pesante,crea sonnolenza,
tace il meriggio sotto le uggiose fronde.
Nel buio di questa stanza vivo
nell'assillo che possa ritornare,
complice il godimento dell'attesa,
al luogo che elessi a dimora speciale.
I volti sono ora muti ora festosi
un brusio compiaciuto d'accoglienza
nella speranza che riveda la luce del sole.
I sentieri mi portano ai freschi anfratti
ove gli anni restano appesi ai rami.
L'acqua è pesante,crea sonnolenza,
tace il meriggio sotto le uggiose fronde.