Nel riflesso di una luna scarlatta

con i piedi nudi sulla erba

mentre con le mani tremanti

stringo forte il mio cuore,

Dea perdonami.

Non sono stato all'altezza,

ho sprecato la freccia d'oro

per uno stupido gioco.

Soffoca il mio pianto,

come quando recido una vita.

Dai pace al mio corpo,

come io ho fatto con i suoi resti.

Nascondimi nel fitto del tuo bosco.

Fammi diventare ombra tra le ombre,

sussurro tra le foglie,

cristallo nella roccia.

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Profilo Autore: StrayCat  

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Commenti  

Passione infinita
+2 # Passione infinita 17-08-2017 16:20
Ogni tua poesia è davvero emozionante.
Sai arrivare nel profondo con le parole poeta!
complimenti :-) :-)
StrayCat
+1 # StrayCat 17-08-2017 21:22
Grazie, sono contento del tuo apprezzamento.
A presto.
Sabyr
+2 # Sabyr 17-08-2017 19:22
Ma che bella, mi piace per intensità e anche per le immagini :-)
StrayCat
+1 # StrayCat 17-08-2017 21:25
Grazie per aver dedicato tempo alla mia poesia
A presto.
Ibla
+2 # Ibla 17-08-2017 21:34
Questa poesia la trovo quasi più inquietante del racconto di mike!
A cominciare dal titolo.
Non mi piace chi esce di casa per cacciare, sia animali che persone; e qui non si capisce bene a cosa hai dato sepoltura.
Io ho provato inquietudine.
StrayCat
+1 # StrayCat 18-08-2017 17:19
Grazie per il tuo commento
e mi dispiace che la poesia ti abbia portato
a provare inquietudine,
anziché altre emozioni.

Questo scritto mi è stato ispirato da quattro elementi primari:
-Il dono del cervo, canzone di Angelo Branduardi;
-Il mito greco di Artemide ed Atteone;
-Il film Biancaneve ed il Cacciatore.
-Il film La Bella e la Bestia (quello con Vincent Cassel)

Da questi ho immaginato una storia, in cui un cacciatore servo fedele e devoto di una Dea, per molti aspetti simile ad Artemide, và a caccia nella parte sacra della foresta, riservata alla Dea stessa; durante la battuta di caccia vede qualcosa che si muove, un daino o un capriolo forse, prende la mira e scocca la freccia.
Ma invece di abbattere questo genere di animali, ferisce a morte un cervo sacro alla Dea.
Preso dal rimorso il cacciatore da degna sepoltura ai resti dell'animale
e poi si strappa il cuore dal petto, offrendolo come dono in sacrificio alla divinità
che lo perdona facendolo diventare parte stessa della foresta.

Questo è quanto.
Spero di aver sciolto i tuoi dubbi e le tue inquietudini sulla questione.
A presto.
Hera
+2 # Hera 18-08-2017 12:58
La poesia rivela l'indole nascosta del cacciatore,che capisce l'assurdità del suo fare ,solo per gioco, giocare con le altrui vite .
La chiave di lettura è tutta in quel :DEa perdonami! quasi una invocazione o una preghiera ; forse un autopunizione per ciò che ha fatto.
La riflessione è bellissima, tanto da rivelare più un poeta che un cacciatore..... .............La mia lode!
StrayCat
+1 # StrayCat 18-08-2017 17:20
Grazie ed in miei complimenti
per aver trovato la giusta chiave di lettura.
Questa è una poesia sul pentimento e sul perdono.
Hai tutta la mia stima

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