...che poi mi riporta conchiglie ascoltate 
già prese 
cadute 
di sabbia asfissiate 

Ricordi quei giorni 
quei sogni in soffitta 
dove tutto guardava 
e tutto tesseva? 

Ricordi quei passi lontani e in assolo 
e fremiti 
urla 
e tu che ora canti dei versi la morte 
la sorte


Ma tu non allarghi più quelle braccia 
e le fughe di cotto si perdono a sud 
quel punto che a nord cerca virgole e sassi 
e le pietre lamentano lava scordata 
alla bocca 
al margine della decenza 
a maiuscole perse in quel letto d'ottobre. 
Così, le tue spine
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Profilo Autore: Aita Carla  

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Commenti  

Ibla
+2 # Ibla 22-11-2017 21:04
Mi affascina sempre il tuo modo di scrivere.
Meravigliosa anche questa poesia!
Un saluto affettuoso da Ibla.
Silvana Montarello
# Silvana Montarello 25-11-2017 17:05
Una sorte molto triste, quella spina nel finale è come un pugnale, brava ciao.

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