E t’affacci sul tuo mare
dalla finestra aperta di maggio,
la casa imprigiona il cuore,
e silente scivola il tempo.
Sei perso nel tortuoso labirinto
del celato male,
spento lo scintillio negli occhi chiari.
Chissà di che colore vedrai l’aurora.
Dalla finestra di maggio,
il sole accende colori,
fiorito è il gelsomino
ma non rimembri profumo,
né il dì che l’hai piantato.
Dalla finestra di maggio
non rammenti primavere,
osservi la donna che cura le rose,
t’appartiene ma non discerni,
dalle tue labbra un sussurro: “mamma”,
dimentico ch’ella tua madre non è.
Avanza lento, il tuo nemico,
ti cullano i suoi scaltri abbracci,
si ciba della tua memoria carpendo ogni ricordo,
e tale a soffio alla fiammella spegne le parole.
Tarlo silente della tua vita,
con mano invisibile,
come immagine al tratto, cancella la storia,
portandosi dietro il tutto di te.
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