Va bene, resto a casa.
Non ero pronta, ma resto a casa,
come tanti.
Nessuno era pronto a smettere di vivere,
a temere di respirare, a restare nell'attesa,
a mollare ogni abbraccio.
Nessuno era pronto ad allontanarsi dal mondo,
dalla gente, dalle strade affollate, da quelle deserte,
dal mare, dai monti, dai prati, dal caos e dalla solitudine.
Repentino l’abbandono, naturale la resistenza -
chi mollerebbe un fiore appena sboccia? -
Nessuno.
Si contavano i giorni all'arrivo della primavera,
ora si contano i cari caduti di fronte all'imprevedibile.
Silenzio, troppo. Vuoto, ancora di più.
Non ci resta che il cielo. Sì,
il cielo non ce lo toglie nessuno.
Con gli occhi lucidi, pieni di ogni anima volata,
non ci resta che il cielo, le nuvole e l’arcobaleno,
la luna, le stelle e la volta dorata.
Non sarà sempre pioggia. Tornerà la primavera,
torneranno i fiori, raccolti tra le mani,
torneranno i giochi e tornerà l’amore, a sbocciare
più forte e spontaneo che mai.
Non mi stacco da te, cielo,
non smetterò mai di guardarti,
doni aria a questi polmoni anestetizzati.
Usciremo presto, lo so.
Malconci, provati ma usciremo presto,
più saggi, cambiati, diversi, uguali, chissà?
Ma quant'è vero che tu sei immenso
dilagheremo presto sotto agli occhi tuoi,
e dopo tanta amarezza,
sarà il caos, la gioia, la vita, il delirio e la bellezza.
Ti guardo, e tu non perderci di vista.