La città splende d'una luce nuova quando il sole decide di scuoterne il sonno offrendole una luce così nitida.
Dorme. Il suo respiro impercettibile viene mozzato da scie di rumori di motori lontani che ne turbano la veglia.
I palazzi, voluminosi ammassi squadrati fatti di ferro e vetro, sembrano dimenticarsi del loro peso e volgere il viso alla carezza dei raggi.
Il fiume, quieto, scorre ossequioso nel suo mezzo, accertandosi di non avvolgersi in vortici tumultuosi soltanto per non svegliare una creatura assopita in tal guisa.
Non udii un singolo flutto o scroscio che potesse distogliere la mia attenzione dall'ammirare questa città che oggi, bagascia, decide di concedersi alle mie voluttà in una nuova veste.
Bellezza selvaggia, pura e vera.
Occhi da cerbiatta su d'un viso da bambina che mi guarda con degnazione,lasciandosi ammirare per pura vanità. Facendosi beffa di me, così come l'uccellino che, con sfacciataggine, si posa sulla bindella dello schioppo un istante prima che il cacciatore esploda il colpo.
È una città dormiente che lascia solcare il proprio cielo soltanto ad enormi gabbiani che con voli decisi ne squarciano l'aria.
Ascolto i suoi rumori, calco le sue strade e mi lascio trasportare dalle sua maschera di quest'oggi.
Le luce progredisce verso ponente e si innalza da sé.
Con prontezza prende il proprio posto sul suo scranno torreggiante, facendomi intendere che ancora una volta è riuscita ad avere la meglio sulle tenebre, imponendosi su di esse.
Rinfrancato da questo vigore mi faccio forza e mi congratulo con me stesso per essere stato suo accondiscendente gregario,ed avere condotto,tenendolo per mano, il despota al patibolo.
Il mio dovere è stato compiuto. Chiudo gli occhi con un sorriso sulle labbra auspicando in un leggero riposo, pascendo l'animo di rosee illusioni.
Dorme. Il suo respiro impercettibile viene mozzato da scie di rumori di motori lontani che ne turbano la veglia.
I palazzi, voluminosi ammassi squadrati fatti di ferro e vetro, sembrano dimenticarsi del loro peso e volgere il viso alla carezza dei raggi.
Il fiume, quieto, scorre ossequioso nel suo mezzo, accertandosi di non avvolgersi in vortici tumultuosi soltanto per non svegliare una creatura assopita in tal guisa.
Non udii un singolo flutto o scroscio che potesse distogliere la mia attenzione dall'ammirare questa città che oggi, bagascia, decide di concedersi alle mie voluttà in una nuova veste.
Bellezza selvaggia, pura e vera.
Occhi da cerbiatta su d'un viso da bambina che mi guarda con degnazione,lasciandosi ammirare per pura vanità. Facendosi beffa di me, così come l'uccellino che, con sfacciataggine, si posa sulla bindella dello schioppo un istante prima che il cacciatore esploda il colpo.
È una città dormiente che lascia solcare il proprio cielo soltanto ad enormi gabbiani che con voli decisi ne squarciano l'aria.
Ascolto i suoi rumori, calco le sue strade e mi lascio trasportare dalle sua maschera di quest'oggi.
Le luce progredisce verso ponente e si innalza da sé.
Con prontezza prende il proprio posto sul suo scranno torreggiante, facendomi intendere che ancora una volta è riuscita ad avere la meglio sulle tenebre, imponendosi su di esse.
Rinfrancato da questo vigore mi faccio forza e mi congratulo con me stesso per essere stato suo accondiscendente gregario,ed avere condotto,tenendolo per mano, il despota al patibolo.
Il mio dovere è stato compiuto. Chiudo gli occhi con un sorriso sulle labbra auspicando in un leggero riposo, pascendo l'animo di rosee illusioni.
Commenti
Eccezionale riflessioni in scorrevole costrutto.
*****