Ti penso
lì all'ospedale di Maggiano.
Gratti la porta come il mio gatto
scrivendo qualcosa come un uomo.
Hai le pupille incelestite
coccolate dalle loro madri povere.
Se dicessi la verità
ti prenderebbero davvero per pazzo.
Un giorno ne uscirai, ma con un'etichetta
come su quella bottiglia di conserva.
Lacrimi su un fiume prosciugato.
Ti hanno dimenticato
come il cielo si è dimenticato di pioverci sopra.
Sorridi senza gusto, domani tornerai stordito.
Senti che qualcun altro piange di là:
se non altro, esiste l'eco
o più frequentemente un riflesso.
Peccato, però, per gli occhi bassi:
gli specchi non possono lavorare così.
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Profilo Autore: Nicola Matteucci  

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Commenti  

Davide Bergamin
# Davide Bergamin 03-03-2019 19:00
Per un poeta, tu in questo caso, è più facile sentire certi dolori. Bravo e grazie per l'emozione.
Tea
# Tea 03-03-2019 21:22
... bella, l'ho molto apprezzata... stelle e ciao ;-)

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