Non ho mai amate le festività,
di cui ben pochi conoscono il vero perché.
Talvolta furono create per ricordare
eventi lieti o tragici della storia,
spesso hanno all'origine interessi ambigui,
ornati e celati da inesistenti stigma valoriali.
Consideriamo il Natale, il dono più grande
che il credente possa immaginare,
il Figlio di Dio nato per essere sacrificato
agnello pasquale, per la sua salvezza eterna!
Di fronte a tale, incommensurabile dono,
ogni altro dovrebbe scomparire
tanto meno essere invocato o desiderato.
In tale occasione, ai bimbi bisognerebbe,
insegnare a donare, non a ricevere doni.
Se poi non si è credenti, perché mai festeggiarlo?
E perché festeggiare il Capodanno,
che innanzitutto ci dice che l'anno
della morte di ognuno di noi
è di un anno più vicino
a quello che si fisserà sulla nostra tomba?
E dobbiamo aver ben chiaro
che non è il nuovo anno che, solo perché nuovo,
ci cambierà in meglio le attese e le prospettive,
ma siamo noi che dobbiamo darci da fare,
per cambiare in meglio le prospettive del nuovo anno.
E il giorno della festa del lavoro?
Se è il lavoro l'attività che ci permette di avere
una prospettiva di progresso della nostra vita,
esso andrebbe festeggiato lavorando,
per un giorno, senza compenso,
proprio per onorarlo in sé e per sé,
e non fuggendo da esso,
come fosse una liberazione starne lontano.
Le festività sono ormai un realtà fine a se stessa,
avulse dal loro significato originario,
spesso del tutto travisato e tradito,
cosicché, alla fine, si assomigliano tutte
per la loro inutile, scialba vacuità.
di cui ben pochi conoscono il vero perché.
Talvolta furono create per ricordare
eventi lieti o tragici della storia,
spesso hanno all'origine interessi ambigui,
ornati e celati da inesistenti stigma valoriali.
Consideriamo il Natale, il dono più grande
che il credente possa immaginare,
il Figlio di Dio nato per essere sacrificato
agnello pasquale, per la sua salvezza eterna!
Di fronte a tale, incommensurabile dono,
ogni altro dovrebbe scomparire
tanto meno essere invocato o desiderato.
In tale occasione, ai bimbi bisognerebbe,
insegnare a donare, non a ricevere doni.
Se poi non si è credenti, perché mai festeggiarlo?
E perché festeggiare il Capodanno,
che innanzitutto ci dice che l'anno
della morte di ognuno di noi
è di un anno più vicino
a quello che si fisserà sulla nostra tomba?
E dobbiamo aver ben chiaro
che non è il nuovo anno che, solo perché nuovo,
ci cambierà in meglio le attese e le prospettive,
ma siamo noi che dobbiamo darci da fare,
per cambiare in meglio le prospettive del nuovo anno.
E il giorno della festa del lavoro?
Se è il lavoro l'attività che ci permette di avere
una prospettiva di progresso della nostra vita,
esso andrebbe festeggiato lavorando,
per un giorno, senza compenso,
proprio per onorarlo in sé e per sé,
e non fuggendo da esso,
come fosse una liberazione starne lontano.
Le festività sono ormai un realtà fine a se stessa,
avulse dal loro significato originario,
spesso del tutto travisato e tradito,
cosicché, alla fine, si assomigliano tutte
per la loro inutile, scialba vacuità.
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