Come un piccolo seme
sparso tra i rovi
soffocato da mille spine ,
mai più vedrà il sole,
mai più germogliar potrà.
Sogna pure
distese di grano a iosa addormentare i grilli
sogna pure l’acqua fresca
dissetar la terra
e l’ombra della quercia
la nenia cullar.
Sogna pure
come manna del cielo la farina divenire azzimo di pane
-primizia dell’antica festa
-un ricordo della fuga dall’Egitto
-un richiamo all’umiltà
qui , non è l’orgoglio che gonfia il cuore , ma la superiorità.
Avviliti tra le inferriate arrugginite
migliaia di matricole
impresse a fuoco
ognuno con il proprio destino,
morire con il fuoco di un camino.
Niente fazzoletti e armonica
ma fame, sangue , orrore e
con la mancanza del pane,
il silenzio di Dio
un’incredibile realtà .
Commenti
Bellissima poesia.
Un saluto da Ibla.
scevro di orrori.
Ciao, Kate, un abbraccio... ^.^
un saluto Caterina