Avevo circa dieci anni la prima volta che sentii parlare di lei.
Stavo facendo i compiti in cucina.
In un momento di svogliatezza, dopo aver appoggiato i gomiti sul tavolo mi ritrovai ad ascoltare, prima senza troppo interesse, ma poi via, via sempre con più curiosità, i discorsi che mia madre faceva nella zona pranzo, con le sue amiche.
In quel preciso momento stava parlando di me. Presa dalla foga del racconto, sembrava non ricordarsi più che io stavo appena un po’ più in là, nascosta alla sua vista solo dal muretto situato sotto l’arco foderato in legno, che divideva le due zone.
Stavano parlando di fantasmi e lei voleva dimostrare alle sue amiche che esistevano prove inconfutabili della loro esistenza.
<<Allora>>, diceva, <<che ne dite di quando la mia bambina a soli tre anni stava morendo annegata e il fantasma di Graziella l’ha salvata?>> <<Non dire sciocchezze!>> obiettava Giovanna (un’amica),<< i fantasmi non esistono e mi meraviglio di te che sei così intelligente, che credi ancora a queste sciocchezze!>> Mia madre riprese con più foga <<sentite come andarono le cose, poi giudicate: mio marito era andato a sciacquarsi le mani in mare per pulirle dalla sabbia. Io avevo visto la bambina andargli dietro, pensavo che lui la stesse guardando. Poi mi girai verso delle persone che stavano discutendo. Lui che non si era accorto della piccola, dopo essersi bagnato le mani, si allontanò per raggiungere un amico che aveva visto in quel momento. Insomma, per farla breve, la piccina era finita in acqua e dopo aver giocato per un po’ era caduta a faccia in giù e stava annegando. Intorno c’erano delle persone, ma non si rendevano conto di quello che stava succedendo.
A un certo punto, mi sembrò di udire la voce di mia figlia che mi chiamava, mi girai a cercarla. Quando guardando verso mio marito, mi accorsi che non c’era la bambina, fui presa dal terrore, e cominciai a urlare come una pazza. Quelli che stavano in mare, un po’ per la curiosità, un po’ per la paura dei miei urli, uscirono tutti, così fu più facile vedere la bimba tra le onde che, ormai, galleggiava sinistramente. Per fortuna c’era un dottore lì, che fece di tutto per riportarla tra noi. <<Dio mio!>>, esclamò Giovanna, <<mi ricordo ancora quella scena, c’ero anch’io quel giorno al mare. Certo che se l'è vista brutta davvero quella volta la piccola Maria.>> La mamma aggiunse: <<non sapete la parte più interessante voi. Non l’avevo mai detto a nessuno, ma quando la mia bambina riuscì a parlare con me, mi raccontò che lei dopo essere caduta, mentre stava bevendo tanta acqua salata, era stata presa da una ragazza dai capelli lunghissimi legati a coda di cavallo, che l’aveva portata sulla spiaggia e le stava insegnando un gioco, le insegnava a trattenere il respiro e le diceva di chiudere gli occhi e la bocca e chiamare la mamma col pensiero. Le diceva che se lei mi avesse chiamata senza parlare io sarei corsa da lei, "sei una brava bambina", le diceva, "pensala tanto, vedrai che arriva subito". Io non dissi nulla a mia figlia per non spaventarla, ma quando mi descrisse la ragazza, pensai subito alla mia amica Graziella, che come sapete morì annegata a sedici anni e aveva i capelli lunghissimi sempre legati a coda di cavallo>>.
Mentre ascoltavo le parole della mamma sentivo brividi di freddo su tutto il corpo. Non ricordavo nulla di quell’episodio della mia vita. Ero troppo piccola. Però quando mia madre aveva parlato di Graziella, avevo avuto come un lampo, come l’avessi rivista per un attimo, col suo sorriso calmo, bella come una madonnina.
Quando le amiche di mamma se ne andarono, parlai con lei, le domandai scusa per aver origliato, ma le chiesi di raccontarmi la storia di Graziella.
Lei ci pensò su per qualche minuto poi si decise a parlarmene.
<<Sai eravamo cresciute insieme nello stesso quartiere. Lei era una ragazzina molto povera, figlia unica. Era molto amica anche della contessina Flavia. Anche lei era figlia unica. Così d’estate, quando andava al mare, chiedeva sempre a Graziella di accompagnarla. Lo chiedeva anche a me, ma mia madre aveva il terrore di mandarmi al mare, così diceva sempre di no, invece la mamma di Graziella non se la sentiva di dire di no ai Conti Gallo e finiva sempre per mandarla.
Un giorno mentre stavano giocando in mare dove l’acqua era alta, la contessina ebbe dei crampi e stava annegando. Graziella cercò di salvarla e portarla a riva, ma l’altra presa dal terrore si aggrappava malamente e la spingeva sott’acqua. Quando le raggiunsero e le portarono a riva tutte e due, per Graziella non ci fu nulla da fare, invece la contessina riuscì a salvarsi.
Non puoi immaginare il rimorso dei Conti, si occuparono loro dei funerali. Ma la mamma di Graziella, che era già vedova, rimase distrutta. Da quel giorno non uscì più di casa, fu come se fosse morta anche lei insieme alla figlia>>.
<<Mamma, ma è vero che io la vidi quel giorno che stavo annegando?>> Mia madre mi guardò con un sorriso, poi mi disse <<non prendere per oro colato tutto quello che dico io. Lo dicevo per stupire le mie amiche. >>
<<Allora era una bugia?>> le chiesi. Lei rispose di sì, ma non mi sembrò sincera in quel momento. E poi adesso che le avevo sentito fare quel racconto, mi sentivo come se stessero emergendo in me dei ricordi.
Quella notte stessa feci un sogno. Rivissi la scena dell’annegamento e mi ritrovai sulla spiaggia con la ragazza dalla lunga coda di cavallo. Ero consapevole che fosse Graziella. Ci parlavo tranquillamente e non ero la bambina di tre anni, ma nel sogno avevo esattamente la mia età e infatti lei mi diceva: <<come sei cresciuta, sei diventata più bella di tua madre.>> << Eravate amiche tu e mia madre, vero?>> le chiedevo io, e lei mi rispondeva <<sì molto, anche le nostre madri erano amiche, pensa che avevano lo stesso nome, nel quartiere per distinguerle le chiamavano, una Maria di Enzo e una Maria di Vanni>>. Mi svegliai mentre stavamo ridendo.
Non ero spaventata anche se sapevo di aver sognato una morta.
Il giorno dopo raccontai il sogno a mia madre, lei disse che era dovuto alla suggestione, di non preoccuparmi perché non l’avevo vista davvero, avevo solo immaginato di parlarci. Quando le chiesi se era vero che la mamma di Graziella si chiamava come la nonna, e di come le chiamavano nel quartiere per distinguerle, ebbe un sussulto, poi mi domandò se me lo avesse detto Graziella nel sogno. Risposi di sì, <<certo è vero questo, ma non pensare che significhi che esistono i fantasmi>>, aggiunse poi, <<adesso certo non lo ricordi, ma di sicuro hai sentito questa storia altre volte, magari quando eri più piccola e ora sono affiorati i ricordi nel sogno. Credimi non è Graziella che te lo ha detto, ma lo sapevi già,>> affermò sicura. Era così sicura la mamma di quello che diceva che mi convinsi anch’io che fosse così.
Non la sognai più e un po’ mi mancava come ti può mancare una parente o un’amica a cui vuoi bene.
Così un giorno, chiesi alla mamma di parlarmi ancora di lei.
Mi disse che era molto brava a scuola, che sua madre faceva sacrifici enormi per farle frequentare le superiori. Cuciva giorno e notte poverina. Graziella quando finiva i compiti l’aiutava nel cucito <<pensa come è strano il destino>>, mi disse, <<Graziella quel giorno non voleva andare al mare perché sua madre, in quel periodo, stava cucendo un abito da sposa e lei voleva aiutarla. Ma Flavia si era messa a supplicare la signora Maria e così lei aveva quasi obbligato la figlia ad andare al mare; anche per questo, in seguito non si dette mai pace, diceva sempre: “è stata tutta colpa mia.” Povera donna!>> Dopo aver pensato un po’ aggiunse << Graziella ha lasciato dietro di sé un vuoto enorme e un grande dolore. Ma soprattutto rimorsi di coscienza. I Conti sapevano che la loro sarta non era contenta di mandare la figlia al mare con loro, ma che lo faceva solo per paura di perdere il lavoro che le pagavano bene e che le permetteva di mantenerla agli studi. Si approfittavano sempre di questa sudditanza e tutte le volte che la contessina voleva compagnia, la povera Graziella doveva dormire da loro o andare con loro dovunque volessero portarsela per tenere compagnia alla figlia.
Pensa che quando morì, siccome la mamma non aveva soldi per il funerale, fecero tutto loro e la seppellirono nella cappella di famiglia. La signora Maria un giorno disse alla nonna che era andata a trovarla “ me l’hanno rubata da viva e ora anche da morta”>>. << Che fine ha fatto la mamma di Graziella?>> chiesi io.
<<è morta circa quindici anni fa,>> mi rispose mamma. Poi aggiunse che erano passati già venticinque anni da quando era annegata la sua amica. Io feci questa riflessione che lasciò mia madre a bocca aperta, dissi: << certo! Morendo giovane è rimasta bella in eterno. Con quei lunghissimi capelli neri e i suoi occhi a mandorla somigliava a Audrey Hepburn, era davvero bellissima>>.
Non disse nulla mia madre, ma avevo avuto la netta impressione che fosse rimasta sconvolta dalla mia descrizione di Graziella. Non volle più parlare di lei e quando io prendevo il discorso lei rispondeva sempre che non ricordava più nulla. Avrei voluto chiederle tante cose ma non ci fu nulla da fare, ormai era diventato un discorso tabù. Intanto gli anni passarono e io cominciai davvero a scordarmi di Graziella e di tutta la sua storia. Mi ero fatta grande. Non ero andata molto avanti negli studi. Così ora mi ritrovavo a svolgere un lavoro umile ma dignitoso: lavoravo nelle mense comunali, facevamo da mangiare per dei frugoletti della scuola materna. Io e la mia cuoca, nella nostra piccola cucina, lavoravamo e ci divertivamo davvero tanto. Veniva spesso a tenerci compagnia la bidella e si parlava e sparlava di tutto e di tutti.
Ero emigrata al nord Italia. Nel mio paese in Sicilia ci tornavo solo ad Agosto per le ferie. Un pomeriggio che ero a casa dalla mamma, lei mi disse che bisognava portare i fiori alla nonna perché era ricorso il giorno prima l’anniversario della sua morte e lei non era potuta andare. Per questo (secondo lei) l’aveva sognata imbronciata.
Anche se eravamo in pieno Agosto (e vi lascio immaginare il caldo afoso terribile di quel giorno), la mamma volle che andassimo proprio in quel momento; perché essendo abituata a fare la pennichella in quell’ora, adesso aveva il terrore di addormentarsi e di risognare la nonna, sempre più imbronciata di prima.
Eravamo fuori dal cimitero. E io volli prendere un mazzo di garofani da distribuire sulle tombe che avrei visto sguarnite. 
Cominciò così la piccola processione. Ogni tanto la mamma mi indicava questa o quella tomba e mi parlava di quelle persone che lei aveva conosciuto e mi raccontava qualche aneddoto riguardante quelle vite.
Entrammo nella cappella dove si trovava la nonna, pare fosse provvisoria lì, finché non le avessero dato un posto da un’altra parte.
Mi ricordo la strana atmosfera di quel momento.
La mamma era salita su di una scaletta per mettere i fiori nell’oculo della nonna e io guadavo col naso in su reggendo tra le braccia il mio mazzo di garofani. A un certo punto, non so spiegare ancora adesso il perché, un garofano si spezzò e mi cadde a terra. Io mi abbassai per prenderlo e mi ritrovai con gli occhi all’altezza del primo loculo partendo da terra. Mi lampeggiò davanti, il viso di una ragazza giovanissima, una foto in bianco e nero. La guardai e la riconobbi subito, prima ancora di leggere "Graziella” sulla lapide.
<<Mamma, ma questa è la tua amica Graziella>>, esclamai, incredula. Lei mi rispose di sì cercando di non dare troppa importanza alla cosa. <<Allora questa è la cappella dei conti Gallo, ma sembra abbandonata ormai>>, dissi, <<sì, dopo la morte dei genitori, la contessa Flavia se ne era andata in America tanti anni fa e non si è più saputo nulla di lei.
Non è mai voluta venire in questa cappella, nemmeno quando viveva ancora in Sicilia. Forse per il rimorso di essere stata la causa della morte dell’amica. Vederla qui le faceva troppo male>>.
Io mi fermai a guardare il viso di Graziella. Sembrava sorridesse proprio a me. Era come se mi stesse dicendo: <<eccomi, mi hai ritrovata, ora non perdiamoci più di vista.>> Le misi i garofani nel vaso e le sorrisi anch’io. Poi le dissi: << grazie, lo devo a te se sono ancora viva, mi hai salvato la vita quel giorno, non lo dimenticherò mai più>>.
Da allora sono passati molti anni, io non sempre sono andata al cimitero, per molti anni non sono nemmeno più tornata in Sicilia. Nel frattempo anche mia madre se ne è andata. Una notte mi capitò di sognare ancora Graziella. Era insieme alla mia mamma, mi salutavano con la mano e poi se la ridevano chissà di cosa, mentre si giravano e andavano via.
Quell’anno andai al cimitero per mettere i fiori sulla tomba di mia madre, dopo volli andare a cercare nella cappella il suo loculo per metterci i garofani bianchi che avevo preso apposta per lei. Quando la cercai non c’era più. Il suo posto era stato dato a un’altra persona. Nel mondo lei aveva contato molto poco. Nessuno avrebbe più saputo dire chi era stata. Adesso anche il suo nome lo avevano cancellato dall'unica pietra che parlava ancora di lei.
Così sto scrivendo qui la sua piccola storia. Forse qualcuno la leggerà e sentirà di amarla un pochino. Una povera ragazza sfortunata, bella e buona, che forse da qualche parte esiste ancora.
1 1 1 1 1
clicca sulle stelle per valorizzare il testo
Profilo Autore: Ibla  

Questo autore ha pubblicato 183 articoli. Per maggiori informazioni cliccare sul nome.

Commenti  

Marinella Brandinali
+1 # Marinella Brandinali 08-08-2017 11:31
Bella molto coinvolgente brava
Grace D
+1 # Grace D 08-08-2017 12:16
Piacito molto anche per la dolcezza che trasmette questo racconto. Brava Ibla,
anche valida scrittrice. Un saluto, Grace
Silvana Montarello
# Silvana Montarello 12-08-2017 15:31
Molto molto bella e dolce, bravissima ciao.
sasha
# sasha 27-05-2019 22:11
... per un attimo ho avuto dei brividi! Io credo nella vita dopo la morte e nelle presenze, nei sogni e nei morti quando mi parlano...
Scritta bene; sì, hai la stoffa della narratrice :) Brava IBLA!!! :)

Collegati o registrati per lasciare un commento.

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie.
Per maggiori informazioni sui cookie e per gestire le preferenze sui cookie (di prima e/o terza parte) si invitano gli utenti a visitare anche la piattaforma www.youronlinechoices.com. Si ricorda però che la disabilitazione dei cookie di navigazione o quelli funzionali può causare il malfunzionamento del Sito e/o limitare il servizio.