Un vuoto assordante
si impadronisce di me.
Urla dolore
e rabbia.
Una montagna di sofferenza
mi accompagna.
Giorno
dopo giorno.
Eri la luce
adesso vago al buio.
Senza sapere
dove andrò.
Quel buio profondo che mi
accompagna da molti anni.
Mi manchi
sempre di più.
Un vuoto che
scava dentro.
23 gennaio
Un coltello
che gira.
Dentro una ferita
sempre aperta.
si impadronisce di me.
Urla dolore
e rabbia.
Una montagna di sofferenza
mi accompagna.
Giorno
dopo giorno.
Eri la luce
adesso vago al buio.
Senza sapere
dove andrò.
Quel buio profondo che mi
accompagna da molti anni.
Mi manchi
sempre di più.
Un vuoto che
scava dentro.
23 gennaio
Un coltello
che gira.
Dentro una ferita
sempre aperta.
12 commenti
Avevo un grande amico, si chiamava Francesco ma in paese
lo chiamavano Ciccio, un ragazzino silenzioso, gracile, stava
sulle sue non lo dimenticherò mai, sin da piccolo mostrava
la sua timidezza, non aveva nemmeno frequentato un giorno
di scuola, lui diceva che i Genitori non potevano permetterselo.
Con suo fratello maggiore passava intere giornate a pascolare
il gregge, mentre il padre perdeva giornate intere nelle cantine
del paese. Un giorno volle confidarsi con me << vorrei una
famiglia come la tua Totò! >> << che dici Ciccio perché?
Pure tu hai una famiglia! >> Si mise a piangere << si! Ma ho
un padre che si ubriaca tutti i giorni la sera arriva ed inizia
a picchiare chi gli capita davanti, sai! Ieri sera a dato tante
di quelle botte a mia madre le ha rotto una costola ed ora
è a letto abbiamo dovuto dire al medico che è caduta dalle
scale, Totò io non c’è la faccio più voglio andare via,scappare
da quella casa maledetta. >>
Non riuscivo a crederci, io che avevo una famiglia così adorabile,
come poteva esistere così tanta violenza! < < Ora devo andare
Totò domani devo alzarmi presto >> <<ci vediamo domani? >>
<< Non lo so Totò non lo so >> mi disse allontanandosi a
testa bassa.
Il mio amico Ciccio, fu l’ultima volta che lo vidi lo ricordo
come fosse oggi povero ragazzo!
Uno di quei tanti giorni che partiva col gregge scivolò da
un burrone, lo trovarono dopo tre giorni morto dietro dei
cespugli, riuscii a vederlo prima che chiudessero la bara
sorrideva forse aveva trovato quella pace che tanto stava
cercando.....
lo chiamavano Ciccio, un ragazzino silenzioso, gracile, stava
sulle sue non lo dimenticherò mai, sin da piccolo mostrava
la sua timidezza, non aveva nemmeno frequentato un giorno
di scuola, lui diceva che i Genitori non potevano permetterselo.
Con suo fratello maggiore passava intere giornate a pascolare
il gregge, mentre il padre perdeva giornate intere nelle cantine
del paese. Un giorno volle confidarsi con me << vorrei una
famiglia come la tua Totò! >> << che dici Ciccio perché?
Pure tu hai una famiglia! >> Si mise a piangere << si! Ma ho
un padre che si ubriaca tutti i giorni la sera arriva ed inizia
a picchiare chi gli capita davanti, sai! Ieri sera a dato tante
di quelle botte a mia madre le ha rotto una costola ed ora
è a letto abbiamo dovuto dire al medico che è caduta dalle
scale, Totò io non c’è la faccio più voglio andare via,scappare
da quella casa maledetta. >>
Non riuscivo a crederci, io che avevo una famiglia così adorabile,
come poteva esistere così tanta violenza! < < Ora devo andare
Totò domani devo alzarmi presto >> <<ci vediamo domani? >>
<< Non lo so Totò non lo so >> mi disse allontanandosi a
testa bassa.
Il mio amico Ciccio, fu l’ultima volta che lo vidi lo ricordo
come fosse oggi povero ragazzo!
Uno di quei tanti giorni che partiva col gregge scivolò da
un burrone, lo trovarono dopo tre giorni morto dietro dei
cespugli, riuscii a vederlo prima che chiudessero la bara
sorrideva forse aveva trovato quella pace che tanto stava
cercando.....
Storia di un Calabrese qualunque
Questa è la storia di un Calabrese qualunque.
Voglio raccontarla perché mi ha interessato e coinvolto,
devo dire che Antonio, questo è il nome
del protagonista, mentre la raccontava aveva gli
occhi lucidi, era molto emozionato nel narrarmi la sua vita
ed io devo dire altrettanto, avevo un nodo in gola
perché la sua storia era sincera come la mia....
Storie di Calabresi emigrati lontano
perché la loro terra non dava pane...
Fischiava il treno
sembrava cantasse
e io bambino guardavo
dal finestrino curioso...
Lasciavo il mare con nostalgia
osservavo le montagne enormi
che solo in televisione avevo visto
quando facevano i documentari….
Mi chiamo Antonio sono nato il 12 febbraio del 1950
a Stalettì, un paesino caratteristico della Calabria
in provincia di Catanzaro situato su di una collinetta
sul golfo di Squillace. Vanta un panorama stupendo
dove si può vedere la bellezza dello Ionio da Crotone
a punta Stilo. Ho passato quasi una vita sin da bambino
nelle splendide spiagge tra Copanello e Squillace con
mio padre ed i miei fratelli più piccoli si andava a pesca
tutto il giorno per poter tirare avanti.
A quei tempi non esistevano mezzi per studiare, frequentai
soltanto la quinta elementare, dovevo mantenere pure io
la famiglia e così tra agricoltura e pesca mi toccò lavorare
lasciando da parte già da bambino i giochi la scuola ed altro.
Le giornate seppur dure che erano passavano così veloci
non vedevi differenza tra il giorno e la sera però c’erano
dei valori in famiglia che oggi devo dire si sono persi
ricordo che quando si era tutti insieme a tavola anche
con le poche cose si faceva una gran festa, io ed i miei
fratelli ci divertivamo tanto anche perché quello era
l’unico momento al quale ci si poteva riposare, prendendoci
in giro l’un l’altro e con mio padre e mia madre che ridevano
divertiti delle nostre burle... Poi stanchi si andava a dormire
perché ad aspettarci c’era un’altra giornata di duro lavoro.
Questa è la storia di un Calabrese qualunque.
Voglio raccontarla perché mi ha interessato e coinvolto,
devo dire che Antonio, questo è il nome
del protagonista, mentre la raccontava aveva gli
occhi lucidi, era molto emozionato nel narrarmi la sua vita
ed io devo dire altrettanto, avevo un nodo in gola
perché la sua storia era sincera come la mia....
Storie di Calabresi emigrati lontano
perché la loro terra non dava pane...
Fischiava il treno
sembrava cantasse
e io bambino guardavo
dal finestrino curioso...
Lasciavo il mare con nostalgia
osservavo le montagne enormi
che solo in televisione avevo visto
quando facevano i documentari….
Mi chiamo Antonio sono nato il 12 febbraio del 1950
a Stalettì, un paesino caratteristico della Calabria
in provincia di Catanzaro situato su di una collinetta
sul golfo di Squillace. Vanta un panorama stupendo
dove si può vedere la bellezza dello Ionio da Crotone
a punta Stilo. Ho passato quasi una vita sin da bambino
nelle splendide spiagge tra Copanello e Squillace con
mio padre ed i miei fratelli più piccoli si andava a pesca
tutto il giorno per poter tirare avanti.
A quei tempi non esistevano mezzi per studiare, frequentai
soltanto la quinta elementare, dovevo mantenere pure io
la famiglia e così tra agricoltura e pesca mi toccò lavorare
lasciando da parte già da bambino i giochi la scuola ed altro.
Le giornate seppur dure che erano passavano così veloci
non vedevi differenza tra il giorno e la sera però c’erano
dei valori in famiglia che oggi devo dire si sono persi
ricordo che quando si era tutti insieme a tavola anche
con le poche cose si faceva una gran festa, io ed i miei
fratelli ci divertivamo tanto anche perché quello era
l’unico momento al quale ci si poteva riposare, prendendoci
in giro l’un l’altro e con mio padre e mia madre che ridevano
divertiti delle nostre burle... Poi stanchi si andava a dormire
perché ad aspettarci c’era un’altra giornata di duro lavoro.
Il conto alla rovescia inizia molto tempo prima, i primi addobbi si preparano l’otto Dicembre, giorno dell’Immacolata.
Le stelle filanti, le luci fuori su dei cespugli di fortuna, a quei tempi non avevamo l’albero di Natale.
Si sentiva una magia particolare, l’attesa fatta di felicità e spensieratezza, non avevamo grandi aspettative, era una grande festa.
La tavola imbandita con del cibo povero, per noi era come mangiare in un ristorante a cinque stelle.
La gioia che avevamo la mattina di Natale vedendo delle semplici carte colorate, chiusi con dei nastri di fortuna sopra il tavolo, allora non esistevano cellulari, video giochi, computer, era una felicità indescrivibile quella che provavamo aprendo quelle semplici carte colorate.
Spuntavano come per magia cioccolatini, caramelle, torroncini di tutti i colori. Non poteva mancare la solita scatola, anche questa incartata con quelle meravigliose carte colorate, erano i buonissimi e famosissimi biscotti Doria, nella scatola da cinque chili, biscotti di varie forme.
Questi erano i nostri regali,
quella era la magia del Natale di tantissimi anni fa.
Quanta gioia e felicità avevamo nella nostra famiglia.
Magia del Natale che è svanita per sempre.
Le stelle filanti, le luci fuori su dei cespugli di fortuna, a quei tempi non avevamo l’albero di Natale.
Si sentiva una magia particolare, l’attesa fatta di felicità e spensieratezza, non avevamo grandi aspettative, era una grande festa.
La tavola imbandita con del cibo povero, per noi era come mangiare in un ristorante a cinque stelle.
La gioia che avevamo la mattina di Natale vedendo delle semplici carte colorate, chiusi con dei nastri di fortuna sopra il tavolo, allora non esistevano cellulari, video giochi, computer, era una felicità indescrivibile quella che provavamo aprendo quelle semplici carte colorate.
Spuntavano come per magia cioccolatini, caramelle, torroncini di tutti i colori. Non poteva mancare la solita scatola, anche questa incartata con quelle meravigliose carte colorate, erano i buonissimi e famosissimi biscotti Doria, nella scatola da cinque chili, biscotti di varie forme.
Questi erano i nostri regali,
quella era la magia del Natale di tantissimi anni fa.
Quanta gioia e felicità avevamo nella nostra famiglia.
Magia del Natale che è svanita per sempre.
Tutto Iniziò come un gioco,
una sfida,
ritrovando una persona cara.
Che ha creduto in me
convincendomi a mettermi in gioco
a provare.
Titubante, insicura,
con tanta paura
ci ho provato.
Non credevo di farcela, tanti ostacoli
si sono prentati sulla mia strada
e tanti se ne ripresenteranno ancora.
Non è stato facile, nulla è facile nella vita
con fatica e sofferenza la testardaggine ha vinto
contro tutti e tutto.
Aveva ragione chi mi ha spronata
a rimettermi in gioco ho vinto
una grande battaglia con me stessa.
Ho raggiunto un traguardo molto importante
ho realizzato un piccolo grande sogno
un mondo si è aperto davanti a me.
Scrivere emozioni, sentimenti, pensieri
che fanno parte di me della mia vita
un sogno.
Esprimere quello che a voce non si riesco a dire
si è rivelata una passione
che esisteva da molto tempo dentro di me.
Emozioni forti, intense,
ho molto da imparare, ma c'è chi mi aiuta
chi mi sta vicino.
Il mio pensiero, il mio grazie
a chi mi ha sostenuta,
aiutata, supportata.
Grazie a chi
mi è stata vicina
a chi ci sarà ancora.
GRAZIE
una sfida,
ritrovando una persona cara.
Che ha creduto in me
convincendomi a mettermi in gioco
a provare.
Titubante, insicura,
con tanta paura
ci ho provato.
Non credevo di farcela, tanti ostacoli
si sono prentati sulla mia strada
e tanti se ne ripresenteranno ancora.
Non è stato facile, nulla è facile nella vita
con fatica e sofferenza la testardaggine ha vinto
contro tutti e tutto.
Aveva ragione chi mi ha spronata
a rimettermi in gioco ho vinto
una grande battaglia con me stessa.
Ho raggiunto un traguardo molto importante
ho realizzato un piccolo grande sogno
un mondo si è aperto davanti a me.
Scrivere emozioni, sentimenti, pensieri
che fanno parte di me della mia vita
un sogno.
Esprimere quello che a voce non si riesco a dire
si è rivelata una passione
che esisteva da molto tempo dentro di me.
Emozioni forti, intense,
ho molto da imparare, ma c'è chi mi aiuta
chi mi sta vicino.
Il mio pensiero, il mio grazie
a chi mi ha sostenuta,
aiutata, supportata.
Grazie a chi
mi è stata vicina
a chi ci sarà ancora.
GRAZIE
Questo letto sta diventando scomodo mi fa male tutto, il braccio sinistro non riesco più a muoverlo, questo stronzo di ago sta facendo una gita turistica dentro la mia vena.
Una piccola finestrella non si vede quasi niente, allora la mia testa inizia a vagare, pensieri contorti, chissà " se " e " quando " rivedrò quelle bellissime albe che tante volte mi hanno ispirata, le lunghe passeggiate, le brevi corse (( non avendo il fiato )) sulla spiaggia deserta, la sabbia fredda.... non si può descrivere la bellezza del mare d’inverno.
Chissà quando rivedrò quel timido sole che si alza nelle mattine grigie.
D’un tratto un suono quasi assordante, nel silenzio della stanza spezza il mio sogno, la realtà torna prepotente in me, forse questo stronzo di ago ha finito di fare la gita turistica.
Da quanto tempo sono sdraiata in questo scomodo letto? un’ora? un giorno? o tutta la vita ! ! !
Una piccola finestrella non si vede quasi niente, allora la mia testa inizia a vagare, pensieri contorti, chissà " se " e " quando " rivedrò quelle bellissime albe che tante volte mi hanno ispirata, le lunghe passeggiate, le brevi corse (( non avendo il fiato )) sulla spiaggia deserta, la sabbia fredda.... non si può descrivere la bellezza del mare d’inverno.
Chissà quando rivedrò quel timido sole che si alza nelle mattine grigie.
D’un tratto un suono quasi assordante, nel silenzio della stanza spezza il mio sogno, la realtà torna prepotente in me, forse questo stronzo di ago ha finito di fare la gita turistica.
Da quanto tempo sono sdraiata in questo scomodo letto? un’ora? un giorno? o tutta la vita ! ! !
Sveglia all’alba.... senza caffè, amo l’ebbrezza della guida veloce, ma non mi viene facile guidare in queste condizioni adesso tutto è cambiato.
Il parcheggio enorme interno, esterno, sotterraneo, di mattina presto quasi vuoto, mi trovo a pensare “dove parcheggio?”pensieri strani per mascherare paura, tensione, nervosismo.
Le enormi porte scorrevoli si spalancano un lungo corridoio pitturato di bianco, porte a destra e a sinistra, poca gente che gira è presto, qualche infermiera che gira con il carrello stracolmo di provette è siringhe, un buon giorno al volo.
Cartelli con indicazioni ambulatori, reparti, ascensore, le gambe si rifiutano di camminare paralizzata osservo tutto, finalmente una ragazza vestita di bianco si avvicina con delicatezza mi chiede "hai bisogno di aiuto?” "se vuoi io posso accompagnarti” non riesco ad aprire bocca, gli porgo la carta che tengo in mano legge....mi guarda....dolcemente mi prende la mano mi sussurra "ti accompagno io.... resterò con te non ti lascerò sola"
Ci dirigiamo in ascensore è strano....non ho mai visto un colore cosi vivo.... rosso fuoco, in questi giorni mi accorgo di prestare attenzione a tante cose che prima neppure ci facevo caso, ci fermiamo al secondo piano dò un’occhiata in giro, un cartello attira la mia attenzione “sala infusione” proprio in quella stanza entriamo, due letti, due poltrone, due aste con agganciate delle bottiglie di flebo, dentro un’altra signora vestita di bianco molto sorridente, parlano fra di loro un attimo, poi la ragazza mi viene vicina e mi dice "siamo arrivate adesso resterò con te fino alla fine" ecco adesso tutto ha inizio.
Il parcheggio enorme interno, esterno, sotterraneo, di mattina presto quasi vuoto, mi trovo a pensare “dove parcheggio?”pensieri strani per mascherare paura, tensione, nervosismo.
Le enormi porte scorrevoli si spalancano un lungo corridoio pitturato di bianco, porte a destra e a sinistra, poca gente che gira è presto, qualche infermiera che gira con il carrello stracolmo di provette è siringhe, un buon giorno al volo.
Cartelli con indicazioni ambulatori, reparti, ascensore, le gambe si rifiutano di camminare paralizzata osservo tutto, finalmente una ragazza vestita di bianco si avvicina con delicatezza mi chiede "hai bisogno di aiuto?” "se vuoi io posso accompagnarti” non riesco ad aprire bocca, gli porgo la carta che tengo in mano legge....mi guarda....dolcemente mi prende la mano mi sussurra "ti accompagno io.... resterò con te non ti lascerò sola"
Ci dirigiamo in ascensore è strano....non ho mai visto un colore cosi vivo.... rosso fuoco, in questi giorni mi accorgo di prestare attenzione a tante cose che prima neppure ci facevo caso, ci fermiamo al secondo piano dò un’occhiata in giro, un cartello attira la mia attenzione “sala infusione” proprio in quella stanza entriamo, due letti, due poltrone, due aste con agganciate delle bottiglie di flebo, dentro un’altra signora vestita di bianco molto sorridente, parlano fra di loro un attimo, poi la ragazza mi viene vicina e mi dice "siamo arrivate adesso resterò con te fino alla fine" ecco adesso tutto ha inizio.

In queste giornate gelide d’inverno, mi avvolgo nella calda coperta di lana dei ricordi e ritorno indietro nel tempo.
Sono lì, mi riscaldo con un i tizzoni ardenti del braciere, fuori la pioggia impetuosa scende, bagnando tetti,
grigio asfalto, mentre dai comignoli delle case l’acre odore di fumo sale su nel cielo, disegnando nuvole nere.
Racconti narrati, di chi ha avuto un vissuto allegro, malgrado stenti e affanni, povertà e bisogni.
Bevo e inghiotto saggezza antica, condivido sorrisi, mentre guardo le rughe numerose su un volto stanco e vecchio.
Quante di queste sere, in compagnia di nonni che mi intrattenevano con i “Vecchi cunti”.
Adesso son qui, nel presente, sola con i ricordi ancora fumanti e un sorriso nostalgico… Con nostalgia , tanta, ricordo.
Sono lì, mi riscaldo con un i tizzoni ardenti del braciere, fuori la pioggia impetuosa scende, bagnando tetti,
grigio asfalto, mentre dai comignoli delle case l’acre odore di fumo sale su nel cielo, disegnando nuvole nere.
Racconti narrati, di chi ha avuto un vissuto allegro, malgrado stenti e affanni, povertà e bisogni.
Bevo e inghiotto saggezza antica, condivido sorrisi, mentre guardo le rughe numerose su un volto stanco e vecchio.
Quante di queste sere, in compagnia di nonni che mi intrattenevano con i “Vecchi cunti”.
Adesso son qui, nel presente, sola con i ricordi ancora fumanti e un sorriso nostalgico… Con nostalgia , tanta, ricordo.
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Dimmi a cosa pensi
quando i tuoi occhi
si perdono in un punto nel vuoto ….
“A tutto e niente...”
Raccontami un po' del tutto
ed un po del niente
proverò a farne poesia …
“Penso alle corse che più
non farò sulla sabbia dorata
del mare “
Sospingerò la tua nuova sedia
di tutti i conformt dotata
e la brezza marina accarezzerà
ancora i nostri visi.
“Penso alla crociera
di cui dono volevo farti
so che la desideravi tanto”
Io sarò la tua nave
ed ogni giorno della nostra vita
sarà un viaggio, un'avventura nuova ….
“Penso al tuo corpo che più
non stringerò tra le braccia,
al piacere che non potrò più donarti
possedentoti con passione, tenerezza e amore”
Il tuo sguardo mi scalda
ed il ricordo del tuo abbraccio
lo sento, se chiudo gli occhi
percepisco il tuo corpo su di me,
ti sento dentro di me , assaporo
il desiderio da te provato ed a me donato
un calore sale dall'intimità
fino al cuore ….
Parlami “di un po' di niente”
“Se ci penso il niente non esiste
se tu sei con me ed io ancora qui
dopo aver sfiorato la morte,
ogni giorno è solo tutto
e quel tutto siamo noi “
Venisti da me
improvviso, intenso, incontrollabile
una mattina di festa
di un dolce mese di anni fa.
Rimanesti a lungo nel mio corpo
mentre la mia mente cercava spiegazioni
e il mio cuore tristemente
si lasciava andare allo scorrere delle ore.
Mi salutasti lentamente
lasciandomi libera nella luce.
Ti ho visto poi ritornare poco tempo fa
ospite insistente, sgradito, paralizzante.
Ti ho ascoltato, cercato d'interpretare,
vissuto come un giogo leggero...
Ora, ti prego, non tornare più.
improvviso, intenso, incontrollabile
una mattina di festa
di un dolce mese di anni fa.
Rimanesti a lungo nel mio corpo
mentre la mia mente cercava spiegazioni
e il mio cuore tristemente
si lasciava andare allo scorrere delle ore.
Mi salutasti lentamente
lasciandomi libera nella luce.
Ti ho visto poi ritornare poco tempo fa
ospite insistente, sgradito, paralizzante.
Ti ho ascoltato, cercato d'interpretare,
vissuto come un giogo leggero...
Ora, ti prego, non tornare più.