Rino mi ha portato una bella anguria. Vedo il carretto ancora fermo, giù in strada.
 
Quando avevo preso questa casa in affitto, l'avevo fatto perché era vicina al mare, e poi anche vicina ad un boschetto, e poi... il resto non è importante. O forse si…pensavo che lontano dal tran-tran quotidiano, dalle protettive mura di casa,  mi avresti detto tutto, di te, di lui….

No, non è vero niente, inutile che io cerchi d’ingannare me stesso. So che non hai nessun'altra storia. Sono io che non so cosa dire, come dirti la verità, il perché sono fuggito via senza spiegazioni.

L’anguria è freddissima e saporita, sento che mi scivola lentamente dentro e, come un fresco torrente, avvolge gradualmente tutte le viscere; anche il cervello, subito, lo sento meno infuocato e febbrile, più chiaro e cosciente.

Ci sono cose che sono difficili da spiegare, anche perché in parte non le comprendiamo nemmeno noi stessi. Crediamo di controllare ogni nostro pensiero e ogni nostra azione, invece spesso siamo trascinati da forze che ci fanno agire come disarticolati burattini e ci troviamo improvvisamente là dove non avevamo mai pensato di andare e ad aver fatto atti e sviluppato pensieri mai coscientemente voluti e pensati.

Le angurie sono grandi, sembra impossibile che si possa finirne una intera in pochi minuti, ma è ciò che sta succedendo e la cosa mi preoccupa; questo pomeriggio, senza questa fresca e dolce anguria, sarebbe stato un pomeriggio infernale, lei mi sta salvando da un incendio interiore che chissà fin dove mi avrebbe portato.

La mia incertezza, invece, mi ha portato in questo luogo che tu non conosci, ma che avevo pensato per te, anzi, per noi. Avrebbe dovuto essere il nostro piccolo Eden, il nostro rifugio incantato, il nido accogliente dove far fiorire l’amore che sentivo tentennante tra di noi.

E invece qui oggi germoglia solo la mia dipendenza da questa anguria, di cui sto succhiando le ultime stille di liquida freschezza dalle spesse bucce.

Sono qui da quattro giorni e non ho ancora risposto ai tuoi continui, ormai frenetici messaggi. Lo sento, che sei preoccupata, non eravamo mai stati così a lungo senza parlarci. Io avevo deciso di dirti tutto, credimi. Il buon senso non può prevedere altre soluzioni, il fuggire è l’ultima cosa che avrei mai pensato di fare.
 
Eppure sono qui, io e questi resti d’anguria, con le mani tutte bagnate ed appiccicose. Ne avrei bisogno di un’altra, altrettanto fresca e dolce, per poter continuare a pensare con discernimento, ma fino a domani né Rino, che ormai se ne è andato, né nessun altro passerà vicino a questa piccola casa nascosta tra mare, rocce e limitare del bosco.
 
La solitudine, che avevo sognato e preparato per noi, ora è una velo nero sui miei occhi, che mi separa da tutto e mi sconvolge ed impaurisce.
Non ti ho mai detto che ti amavo, perché non ne ero sicuro e del resto nemmeno tu. Pensavo che qui lo avremo capito, che i nostri corpi e le nostre menti, isolati dal resto del mondo, avrebbero riconosciuto nell’altro la metà mancante per il tutto e che, riflettendoci in questo grande specchio di fronte al letto, avremmo visto nell’immagine dell’altro il perfetto complemento alla nostra propria immagine. L’incastro perfetto di due pezzi del puzzle universale.

Ora vedo invece vedo riflesso un corpo seminudo, scomposto, un viso alterato, occhi sfuggenti, non sembro nemmeno io, è come se mi fossi perduto e qui fosse rimasta solo un’immagine sfuocata di me. E al posto tuo, dalla parte del letto dove di solito dormi, solo bucce d’anguria disseminate disordinatamente.

E’ come che, invece di aver fatto l’amore con te, avessi posseduto un’anguria, rossa e disfatta per la vergogna!… Dio, che stupida battuta!!  Ma confesso che sento per lei un vero e proprio desiderio carnale! 

Dovrei comunque chiamarti, tranquillizzarti, forse anche provare a spiegarti.
Il telefonino però è praticamente scarico, c’è spazio per una sola breve chiamata, se va bene. Posso chiamarti e dirti rapidamente dove sono. Poi ti aspetterò e chissà che qui, in questo isolamento paradisiaco, possiamo guardarci tranquilli negli occhi e dirci tutto, tu i tuoi sogni ed io le mie paure.
Al solo pensiero di chiamarti mi ritrovo quel fuoco infernale nel cervello, lo specchio mi rimanda ancora l’immagine di un essere macilento, impaurito, seduto appoggiato alla testiera del letto, con le mani attorni alle gambe magre, gli occhi incupiti dalle occhiaie, testimoni di notti insonni.

Va bene, ho deciso, non posso fare altro. 
Afferro il telefonino, meno male che ho memorizzato il numero, col velo di lacrime trattenute sulle ciglia, a malapena vedo i numeri sulla piccola tastiera.

Ecco, ora sento che suona, mi trema leggermente la mano.
“Pronto”, sento rispondere.

“E’ lei, Rino? Ho bisogno subito di un’altra anguria, venga presto, la prego…."





 
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Profilo Autore: Falug  

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Commenti  

Silvana Montarello
# Silvana Montarello 02-09-2014 22:07
Ma come ? ? ? ha telefonato a Rino ? ? ma nooooooo :sad:

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