Sono italiano, nato da genitori italiani, ma ho avuto quella che ritengo una fortuna: ho vissuto fino all’età di otto anni in Inghilterra. I miei genitori,siciliani, sono andati nel Regno Unito per motivi di lavoro.
Parenti emigrati prima di loro hanno riferito ai miei genitori  che, nella zona in cui abitavano, cercavano  lavoratori in una azienda tessile.

Io ero appena nato, mi hanno raccontato i miei genitori del viaggio e di come si sono sistemati in una città tanto lontana e diversa dal paesino in cui vivevano in Sicilia.

Ricordo il piccolo appartamento nella periferia di Bradford , vivevo in una casetta a schiera con un piccolo giardino.
I miei genitori, furono impiegati entrambi nell’azienda tessile poco distante dalla nostra abitazione.

La vita  ha regalato a me e ai miei genitori una coppia di vicini di casa adorabili : la signora e il signor Linton. Erano una coppia di anziani coniugi che vivevano soli, mia mamma mi raccontò in seguito che quando mi vedevano  mi facevano un sacco di complimenti per il mio viso paffutello e i grandi occhi azzurri.

I signori Linton, vedendo mia mamma in difficoltà a gestire lavoro e famiglia, si sono offerti di badare a me quando lei era al lavoro.
Da quel momento io ho avuto  due nonni, due persone premurose e attente, che mi hanno circondato di affetto. Sento ancora il loro amore sulla mia pelle. Ho dei ricordi molto nitidi anche se ero molto piccolo.

Ricordo la loro pazienza quando mi ricoverarono in ospedale.  Avevo sei anni e curioso come tutti i bambini, un giorno frugai nella borsetta di mia mamma alla ricerca di caramelle, trovai la scatola di un farmaco, mangiai tutte quelle pastiglie soddisfatto, ma la conseguenza fu un blocco renale.

Ho una foto nell’album dei ricordi che ritrae i signori Linton seduti su una poltroncina di stoffa  nel giardino antistante la loro casa con me coricato in posizione prona con le mani in appoggio sull’erba. Dalla cinta in giù ero bloccato da una specie di corazza di cartone. Un ausilio amorevolmente costruito dal signor Linton per tenermi fermo dopo l’operazione al rene.

La scuola era abbastanza vicina alla mia abitazione, vivevo tranquillo circondato dall’affetto dei miei genitori e di quelli che consideravo i miei nonni.

I miei nonni non mi sgridavano, piuttosto mi facevano degli esempi,  i loro insegnamenti erano come delle parabole. L’episodio che più mi è rimasto impresso è stato quando sono tornato da scuola con un solo guanto di lana che avevo trovato per terra.

Tutto soddisfatto lo feci vedere ai miei nonni. “You don’t  take other people's things!”, disse mio nonno.

“Ma era per terra, era di nessuno”, dissi io. “ No, è di un bambino che lo ha perso e ora magari lo sta cercando … non si prendono le cose degli altri!”, dicendo questo mio nonno si vestì, mi prese per mano e disse : “Ora andiamo a rimetterlo dove lo hai preso”.

Quel gesto mi ha accompagnato per tutta la vita, ora che sono padre confermo che è con l’esempio che si educano i bambini, valgono più di tante parole.

Vivere in Inghilterra mi ha dato l’opportunità di imparare bene l’inglese e  la mia lingua,  l’italiano,che veniva parlato in casa dai miei genitori.

Ho sofferto molto quando i miei genitori hanno deciso di tornare in Italia, ricordo le lacrime dei miei nonni e io che urlavo: “ I 'll come back when I grow up I will return”.

In Italia, mi ambientai subito, a scuola mi feci tanti amici e i ricordi dell’Inghilterra erano sempre più lontani.

Un giorno mia madre mi diede la triste notizia della morte della mia nonna adottiva.

Fu un duro colpo per me, ero preso dal  rimorso per non essere tornato come avevo promesso , ma avevo quattordici anni.

“Mamma andiamo dal nonno!”, dissi tutto in un fiato. “ Non posso muovermi, ho problemi di salute e papà deve lavorare, andrai tu, tra qualche anno andrai tu …

Mia mamma l’anno successivo morì. Per un ragazzo la morte di una madre è un dolore troppo grande, forse non si supera mai.

Non potevo aspettare. L’estate successiva lavorai nella pizzeria di mio cugino, misi da parte i soldi e una sera dissi a mio padre: “ Papà, io parto per l’Inghilterra, vado dal nonno. Non mi interessa la tua approvazione io vado e basta”. Mio padre stava leggendo, alzò lo sguardo, si tolse gli occhiali e disse: “ Certo, vai dal nonno, vai da lui ….” , abbassò lo sguardo si rimise gli occhiali e continuò “ Vai da lui, prima che sia troppo tardi”.

 Non avevo mai preso un aereo, fu una grande emozione. Tra  le nuvole, pensavo a mia mamma, pensavo che era lì con me in quel volo, un volo d’amore.

Arrivai davanti alla casetta con il cuore in gola, anche perché non avevo avvisato.

Suonai alla porta, aprì mio nonno. Di aspetto  era uguale a quando l’avevo lasciato, unica variante era il bastone, si appoggiava ad un bastone.

Non mi riconobbe subito. “Grandpa , do you remember me ?” Ci fu un attimo di silenzio, il signor Linton abbassò la testa si appoggiò al bastone.  Quando tirò su il capo stava piangendo “ Tony,Tony .... your eyes”

Piansi con lui e ci abbracciammo. Non posso dimenticare quell’abbraccio sulle sue gambe instabili, le sue braccia tremanti. Sussurrò: “Now I can die”.

Rimasi con lui due mesi.

Passarono un po’ di anni e un giorno fui convocato da un notaio, non riuscivo a capire il motivo di quell’invito e pensavo ci fosse un errore.

“ Buongiorno Sig. Rizzo, le comunico che lei è stato citato nel testamento del Sig. Linton che viveva a Brandford in Inghilterra. Lei era al corrente di questa cosa?”, mi disse il notaio.

Non riuscii a dire una parola. “ Sig. Rizzo, ha conosciuto il Sig. Linton?”

“Sì, è mio nonno”, dissi a bassa voce.

“ Cosa? , non mi risulta che ci siano gradi di parentela tra lei e il Sig. Linton”, disse il notaio riguardando le carte che aveva sulla scrivania.

“ Sì, è vero, è mio nonno adottivo …. I genitori e i nonni non sono coloro che hanno con te un legame di sangue, ma sono coloro che ti hanno amato e curato quando ne avevi bisogno.”

 Il notaio, alzò lo sguardo dalle carte e mi guardò un attimo

“ Che tra voi ci sia stato un profondo legame di affetto è giustificato dal fatto che prima della sua morte ha pensato a lei nel testamento”, rimase ancora un attimo in silenzio e continuò “ E’ una piccola cifra”

“ E’ grande il gesto” , dissi io.

Uscii, dal notaio in lacrime.

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Profilo Autore: Barbara  

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Commenti  

alec18marzo
+1 # alec18marzo 23-11-2014 18:45
E' una storia che mi prende empaticamente, tanto da sembrare ...vissuta.
nabrunindu
+1 # nabrunindu 23-11-2014 19:18
bellissima storia, commovente..gra zie barbara,
Silvana Montarello
# Silvana Montarello 26-11-2014 09:13
Che tu ci creda oppure no...sono arrivata alla fine con le lacrime agli occhi, ci vorrebbe tutto l'universo di stelle per questa meraviglia, bravissima.
Barbara
# Barbara 26-11-2014 15:35
Grazie come siete gentili. L'empatia e la commozione denotano sensibilità d'animo perciò sono felice che con i miei semplici racconti io possa suscitare in voi tali emozioni.

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