E ricamano il terreno,
Radici corrono e arrivano nel profondo.
Sono mani protese, senza attese
Sono teneri filugelli ciechi e bianchi
Si attaccheranno ai tuoi fianchi
Porteranno sconcerto
E tenace sarà la loro presa.
Le tue foglie dal cuore velenoso
Macchieranno quel che resta
E nessuno capirà le tue gesta.
Persi vanno i pensieri
E niente sarà più come ieri,
Solo i tuoi fiori in boccio
Saranno sollievo,
Leniranno con il loro profumo
Tutto quello che presto andrà in fumo.
ombre fameliche congelano il negativo
fermo immagine trasparente
sfuocato, senza obbiettivo
nel grandangolo del nulla
negando alla ragione la pietà
un triangolo d’illusioni
trasvola deserti di fantasmi
gocce di luna
bagnano il tempo
macinando la speranza
una catena di montaggio
in onde corrose
dalla sete del potere
insegue occhi intrappolati
in un’ellisse impietosa
pennelli impazziti
sfumano i colori dell’arcobaleno
in un mare di bocche assetate
aggrappate all’onda della speranza
musica stonata
segna i margini della vita
la morte affamata
mastica scheletri spolpati
dov’è la ragione
dov’è la pietà
l’egoismo abbracciato alla fine
tombe indegne nascoste in letti di vergogna

E cominci a dissertare
tra onde ed aria
come figura plenaria
che dirige la sua conferenza
avviandomi
tra irte punte di scogli
dedite a ferire e lacerare,
a soffocare il lievito felice
delle mie giornate,
a diffondere ombre
che gravitano sul mio sole.
Tu sei sillaba scevra di luce
dedita a distruggere
il mio incanto vitale
con discorsi impigliati
nella tua logica matematica
atti a creare crepe
dentro la mia anima
in una continua recidiva
che non si rigenera mai
perché la tua ultima parola
è sempre
gelido vento di libeccio.
accendi gli animi
sono la rabbia,
sorda ad ogni preghiera,

ululo alla luna .
Roca e cattiva
la mia voce rapace
ghermisce brandelli,
e lacrime e carne
a saziare il mio pasto.
Guardami sono la rabbia,
e ballo sul tuo corpo ormai stanco.
Un giorno, e un altro ancora,
il mio cuore non sente dolore,
ti lascio infine,
senza rimpianto.
E ti accorgi
che niente e' più come prima
tutto e' cambiato
tutto e' diverso.
sulfuree anime che vibrano
nel grigiore del mattino.
seppelliscilo il tuo animo
sotto macerie di parole
che alla fine non dicono nulla.
sei silenzio
sei dolore.
ti dibatti per uscire
da una trappola di fango
che ti fa sprofondare.
urli ...urli...urli
ma nessun suono uscirà
da questa bocca
che assomiglia ad un fiore.
scaricati nelle remote
nella facile dimora.
come sta la verità

non é regolare ala gramatica
Se non sapiamo scrivere.
ma sapiamo tatuare il cuore
in foglio di carta.
Tuto quelo che vogliamo
esprimere noi stesi...
E pure anche se qualcuno
fa gli erori gramaticali
non rispeta la metrica
ma rispeta se steso
nell'intentenzione
del cuore.
A giá scritto tuto al cielo.
le tenebre
muoio anche di giorno
collaborando col sole.
Mi cinge il dolore
più la presa non molla.
Esistere, esistere anche nel vuoto
ma la vita non ti accetta.
La maschera non puoi deporre
in questa società ove tutto è teatro.
Nessuno vuol leggere
nello scrigno
libera son io
anche di mostrarmi debole e fragile
da quando Lui
col suo sguardo più non mi abbaglia.
Raccolta sotto i neri tassi del giardino
che fanno ombra alla mia tristezza,
ho tolto gli abiti dimessi
tenuti inconsciamente
nel tempo dei deliqui
e delle prevaricazioni
a me concesse con grande veemenza
e crudeltà.
M'hai amata a modo tuo
e a tempi alterni,
m'hi maltrattata e bistrattata
come animaletto inerme
che hai seviziato con grande crudeltà.
Ho pianto lacrime di sale,
sangue ho versato
per i tuoi maltrattamenti disumani
portatami a morenti deliqui
d'inadeguata e persa dignità.
T'amai ed inconsciamente t'amo ancora
ma son lucida e distante
e quando spunterà il livido mattino
troverai il mio posto vuoto nella tua alcova
che prigioniera e succube d'amore mi tenne a lungo
ostaggio della tua follia e crudeltà.
La speranza ormai s'è spenta,
non arde più scintilla che illumini la via,
m'opprimono funebri cristalli su bara gelida
frementi di tenebre pesanti.
I tassi chiudono il cerchio di morte e vita,
stanotte spero
m'indirizzeranno verso la mia giusta meta
che sia forierà di degna serenità
che bramo come ossigeno anelante
a riacquistare la mia perduta dignità...
Sono stanca di non
essere considerata,
Stanca di non esser capita,
passato pesante.
Voglio ritrovare me stessa,


Il cuore
ha urlato
a perdifiato.
Ha espanso
ne l’aria
pesante,
glaciale
un’angoscia,
un patema.
Il cuore
ha sgolato
disprezzo.
Nessuno…
pur vede,
il soffrire,
il patire,
un fratello
ferito.
Il cuore
ha rotto
il silenzio.
Orecchie
assorde,
han sprancato
le porte
de l’incoscienza,
del disonore.
Il cuore
ha pianto
per vergogna.
Le stille
han battuto
‘na pietra,
scorrendo
in un fondo…
incolto.
Altro tempo
un fiore
ha sbocciato.
Un profumo
ha diffuso.
Chissà…
Forse l’olfatto
del globo
or, sempre annusa?
Altro tempo
il cuore
ha pensato.
Altro tempo
‘no sfiatarsi
ha convinto?
Altro tempo
l’umano
ha trovato…
Il felice?