Spesso ti ho immaginata grattare il suolo
alla ricerca di semi, lucertole e lombrichi;
e ti ho sognata che chiocciavi, sottovoce,
mentre covavi nel tuo nido i miei pensieri.
Non ero ancora nato, che già ti amavo io,
come un pulcino destinato al gallodromo,
con la sua ingenuità e con la sua purezza,
con tanto ardire e con la voglia di esserci;
in solitaria, verso l’immaginario collettivo.
Sarebbero bastate appena quattro moine:
sul pancino, sì, come nel rito apotropaico,
perché anche i miei sogni, si schiudessero.
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charlie