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Commenti
da che indugiai su te per caso,
ombra, che ogni dì fai vibrare
un’anima d’indaco ad occaso.
Bella che lume fievole
d’altr’alba ancor tituba
sul demone tuo, commossa.
Che basta guardarti ad asserire
di essere ancora avviluppati
da bigi angeli di carne e d’ossa.
Ora, questo lato formale del tuo modo di fare poesia, se ha da possedere una sua logica che lo metta in rapporto di coerenza col contenuto, presuppone dialetticamente che questo contenuto abbia natura più che fantasmatica, quasi di rêverie, uno stato di sogno a occhi aperti che plasma figure e figurazioni drammatiche, per giunta con notevole talento.
La poesia come scrittura automatica, come tavoletta ouija: tuttavia, non è il mondo degli spiriti a guidarti, semmai una tua eventuale connessione con questo mondo. Tuttavia, dovresti badare maggiormente a certi difettucci, o meglio: trascuratezze, che qua e là fanno capolino, quasi che la “penna” rilasci a quando a quando qualche “macchiolina” di inchiostro (utilizzo questa metafora per farmi capire: lo so che, come tutti, scrivi direttamente al computer). Per esempio, trovo discutibile l’andamento cantilenante del secondo blocco di versi, con quel “noi” e quel “mai” che quasi quasi allitterano.
Ma, in definitiva, una buona prova, sintetica e sulla via (ma solo sulla via) di un maturo equilibrio formale. Alla prossima,