Immagini di strane creature
e fantasie d’arcani accadimenti
che volano a lambir lidi sfuggenti,
vapori della mente a far pitture
mobili come son le nubi in cielo
che troverò al risveglio condensate
e in gocce di rugiada trasformate
in un virtuale mondo parallelo
sui pochi arbusti e poche tamerici
che fioriscono ancor nel mio giardino
ove inseguo un poetico destino
tentando sublimar mie cicatrici.
Questo torpor che ha il nuovo dì di fronte
ch’è non più sonno e veglia non ancora,
d’un pigro dio bifronte è la dimora
che guarda avanti in mïope orizzonte,
presbite indietro e sempre più sfuocato,
ch’onirica follia ora è svanita,
silente trombettier di nuova vita
dolente a far svanir quanto sognato.
Ma sembra un sortilegio dispettoso
che maschere già emerse dal profondo
commedianti d’un sogno sullo sfondo
svaniscano con fare misterioso
lasciando qualche sagoma sparuta
che solo un antropofago poeta
vorrebbe catturar, preda segreta
sua mensa a rifornir languente o muta.
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E' una versione più cruda di "Vestire di parole i nostri sogni".