Inseguitore d’anime corsaro
attento allo spirare d’ogni vento,
io maldestro nocchiero marinaro
quasi sempre sconfitto nel cimento,
ognuna su una nave già lontana
ignara del mio fascino segreto
senz’occhio guercio e senza la bandana,
pirata gentiluomo e pur discreto.
E se raggiunte e fatte prigioniere
di lor non abusavo ma cercavo
di capir quanto fossero guerriere
e s’io dominator oppure schiavo.
Le anime svelar, passion segreta
era per me, giammai da rivelare,
per amarle qual trepido poeta
disposto, pur di averle, a naufragare.
Ma quand’era svelato quel mistero
inseguivo altre navi all’orizzonte,
come di Moustaki quello straniero (*)
la cui bocca beveva ad ogni fonte.
Ma un dì da predatore preda anch’io
divenni d’ineffabile mistero,
colei che mi travolse nel desio
che per sempre mi fece prigioniero.
L’anima sua conobbi eppure ancora
non ha saputo lei legger la mia,
ed or che infin la vita si scolora
non sa neppur che scrivo in poesia.
O forse preferì restarne esclusa
temendo dover ber calice amaro
ben sapendo che nella mia cambusa
sarei sempre rimasto un po’ corsaro.
(*): “Lo straniero” di George Moustaki (1934-2013), titolo originale “Le métèque” (1969) poi tradotto da Bruno Lauzi e ripreso dallo stesso Moustaki in italiano. Brano icona della mia giovinezza e pure presagio di vita.
attento allo spirare d’ogni vento,
io maldestro nocchiero marinaro
quasi sempre sconfitto nel cimento,
ognuna su una nave già lontana
ignara del mio fascino segreto
senz’occhio guercio e senza la bandana,
pirata gentiluomo e pur discreto.
E se raggiunte e fatte prigioniere
di lor non abusavo ma cercavo
di capir quanto fossero guerriere
e s’io dominator oppure schiavo.
Le anime svelar, passion segreta
era per me, giammai da rivelare,
per amarle qual trepido poeta
disposto, pur di averle, a naufragare.
Ma quand’era svelato quel mistero
inseguivo altre navi all’orizzonte,
come di Moustaki quello straniero (*)
la cui bocca beveva ad ogni fonte.
Ma un dì da predatore preda anch’io
divenni d’ineffabile mistero,
colei che mi travolse nel desio
che per sempre mi fece prigioniero.
L’anima sua conobbi eppure ancora
non ha saputo lei legger la mia,
ed or che infin la vita si scolora
non sa neppur che scrivo in poesia.
O forse preferì restarne esclusa
temendo dover ber calice amaro
ben sapendo che nella mia cambusa
sarei sempre rimasto un po’ corsaro.
(*): “Lo straniero” di George Moustaki (1934-2013), titolo originale “Le métèque” (1969) poi tradotto da Bruno Lauzi e ripreso dallo stesso Moustaki in italiano. Brano icona della mia giovinezza e pure presagio di vita.
Commenti
Un quadro dai colori caldi e sabbiosi, al fresco dei palmizi su un mare caraibico! Nessun forziere stracolmo di gioielli, ma un tesoro inestimabile: tanta Vera Poesia!
Serena sia la notte e Gioioso il mattino!
Caterina