Eccomi qua,
sciolto in versi,
in gutturali
singhiozzi
d’inchiostro
o di china.
Eccomi qua,
spaventato e rotto
come l’equilibrio
dell’atomo
di cadmio.
Eccomi qua,
colpevole e prescelto,
rosso per fratellanza
e nero
come il temporale.
Eccomi qua,
dorato
come il grano
e antico
come il sangue rappreso.
Eccomi qua,
uomo solo
uomo d’autunno e
di primavera.
Eccomi qua,
austero
come una chiesa,
dove un sogno
è vuoto e
la pietra è
fredda e il
cielo è cupo.
Eccomi qua,
nel mattino
più lungo del mondo.
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