Metro: quartine di endecasillabi piani, con rime alternate (ABAB).
Me ne resto qui solo, in disparte:
rivedo nei loro gesti i miei,
la vita, la prima, la vera parte,
quando non sai ancora che sei…
Il maniero di sabbia sulla riva
dove i frangenti tessono trine.
Il monello scherza in acqua, schiva
gli spruzzi. Anfratti, stelle marine
come gemme, le patelle sugli scogli
lisciati da liquide onde di luce.
Si sfalda il vento sul mare in fogli
via via più sottili. Traluce
sul fondo un banco arancio di triglie.
Una bimba, china sulla battigia,
traccia un sentiero con le conchiglie.
Oh età perduta, lontana dalla grigia
esistenza dove stanco mi dibatto!
Ora nell’aria cilestre s’apre la valva
della luna; ora rivivo intatto
il sogno che sognai, quando salva
era la speranza, vivo il presente.
Il gruppo di ragazzi gioca a palla:
uno dribbla, ma agile il tridente
la spunta e la difesa traballa…
E ’il tramonto: l’ultima voce
si spegne, sul lido s’allunga una scia
di malinconiche ombre. Feroce
mi stritola il cuore la nostalgia.
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Commenti
Piacere di leggerti!
Buona serata!
Caterina