In materassi scomodi
si muovono scartoffie di pensieri
neri come la notte
che ha vegliato
sul ritorno di un nuovo mattino
dove ogni mansuetudine è accolta
lieve come timidi ruscelli
spreme ritardi innocui
di ogni ultima speranza.
Colei che prega di innalzare
veli di supremazia vertiginosa.
Occulta presenza
di tentativi ormai persi
geme
sussurrando versi
di sicurezza poetica.
Alba d’angoscia
e convinta ironia
scorre nelle vene come acqua
richiesta ed indispensabile.
3 commenti
Ho amato
la vita.
Ed ho resistito
alle intemperie.
Ho imparato
a lottare.
Ed a capire
il bene dal male.
Ho aperto
il cuore all'amore.
Ho aperto
l'anima alla felicità.
Ma non
è servito.
La vita mi
ha girato le spalle.
Mi ha sconfitta
mi ha battuta.
Adesso cammino
con il cuore infranto.
Ho chiuso
le porte alla vita.
la vita.
Ed ho resistito
alle intemperie.
Ho imparato
a lottare.
Ed a capire
il bene dal male.
Ho aperto
il cuore all'amore.
Ho aperto
l'anima alla felicità.
Ma non
è servito.
La vita mi
ha girato le spalle.
Mi ha sconfitta
mi ha battuta.
Adesso cammino
con il cuore infranto.
Ho chiuso
le porte alla vita.
… E non un rumore nè un suo
più piccolo accenno, quasi un’assenza
di gravità e suoni, sensazione che
attorno tutto leviti.
… Il mare è fruscio lento
quasi impercettibile e i gabbiani,
in volo, restano senza voce.
… Ovatta sulle cose
che assorbe i respiri e li fa silenti,
quasi carezze.
Ma un passero osa ed irrompe,
e così giovani rondini in tubino nero.
… Si abbozza quel chiacchiericcio festoso,
come di vecchie comari all’uscio
e si spande, zigzagando,
e nuvole civettuole
s’aggrappano al sole.
… E’ un gioco di attese e capricci,
questo stato di torpore ed inerzia,
pari a timide avances di amanti innamorati.
… Fiacche voglie perse nell’aria
e quest’estate resta incerta
come i miei pensieri e i desideri un po’ sfatti.
… Solo un lampo screzia il cielo,
quel ruggito, ora,
potrebbe essere la scossa
ma tutto tace, in monotona stasi.
… E cade una goccia …
più piccolo accenno, quasi un’assenza
di gravità e suoni, sensazione che
attorno tutto leviti.
… Il mare è fruscio lento
quasi impercettibile e i gabbiani,
in volo, restano senza voce.
… Ovatta sulle cose
che assorbe i respiri e li fa silenti,
quasi carezze.
Ma un passero osa ed irrompe,
e così giovani rondini in tubino nero.
… Si abbozza quel chiacchiericcio festoso,
come di vecchie comari all’uscio
e si spande, zigzagando,
e nuvole civettuole
s’aggrappano al sole.
… E’ un gioco di attese e capricci,
questo stato di torpore ed inerzia,
pari a timide avances di amanti innamorati.
… Fiacche voglie perse nell’aria
e quest’estate resta incerta
come i miei pensieri e i desideri un po’ sfatti.
… Solo un lampo screzia il cielo,
quel ruggito, ora,
potrebbe essere la scossa
ma tutto tace, in monotona stasi.
… E cade una goccia …
La città splende d'una luce nuova quando il sole decide di scuoterne il sonno offrendole una luce così nitida.
Dorme. Il suo respiro impercettibile viene mozzato da scie di rumori di motori lontani che ne turbano la veglia.
I palazzi, voluminosi ammassi squadrati fatti di ferro e vetro, sembrano dimenticarsi del loro peso e volgere il viso alla carezza dei raggi.
Il fiume, quieto, scorre ossequioso nel suo mezzo, accertandosi di non avvolgersi in vortici tumultuosi soltanto per non svegliare una creatura assopita in tal guisa.
Non udii un singolo flutto o scroscio che potesse distogliere la mia attenzione dall'ammirare questa città che oggi, bagascia, decide di concedersi alle mie voluttà in una nuova veste.
Bellezza selvaggia, pura e vera.
Occhi da cerbiatta su d'un viso da bambina che mi guarda con degnazione,lasciandosi ammirare per pura vanità. Facendosi beffa di me, così come l'uccellino che, con sfacciataggine, si posa sulla bindella dello schioppo un istante prima che il cacciatore esploda il colpo.
È una città dormiente che lascia solcare il proprio cielo soltanto ad enormi gabbiani che con voli decisi ne squarciano l'aria.
Ascolto i suoi rumori, calco le sue strade e mi lascio trasportare dalle sua maschera di quest'oggi.
Le luce progredisce verso ponente e si innalza da sé.
Con prontezza prende il proprio posto sul suo scranno torreggiante, facendomi intendere che ancora una volta è riuscita ad avere la meglio sulle tenebre, imponendosi su di esse.
Rinfrancato da questo vigore mi faccio forza e mi congratulo con me stesso per essere stato suo accondiscendente gregario,ed avere condotto,tenendolo per mano, il despota al patibolo.
Il mio dovere è stato compiuto. Chiudo gli occhi con un sorriso sulle labbra auspicando in un leggero riposo, pascendo l'animo di rosee illusioni.
Dorme. Il suo respiro impercettibile viene mozzato da scie di rumori di motori lontani che ne turbano la veglia.
I palazzi, voluminosi ammassi squadrati fatti di ferro e vetro, sembrano dimenticarsi del loro peso e volgere il viso alla carezza dei raggi.
Il fiume, quieto, scorre ossequioso nel suo mezzo, accertandosi di non avvolgersi in vortici tumultuosi soltanto per non svegliare una creatura assopita in tal guisa.
Non udii un singolo flutto o scroscio che potesse distogliere la mia attenzione dall'ammirare questa città che oggi, bagascia, decide di concedersi alle mie voluttà in una nuova veste.
Bellezza selvaggia, pura e vera.
Occhi da cerbiatta su d'un viso da bambina che mi guarda con degnazione,lasciandosi ammirare per pura vanità. Facendosi beffa di me, così come l'uccellino che, con sfacciataggine, si posa sulla bindella dello schioppo un istante prima che il cacciatore esploda il colpo.
È una città dormiente che lascia solcare il proprio cielo soltanto ad enormi gabbiani che con voli decisi ne squarciano l'aria.
Ascolto i suoi rumori, calco le sue strade e mi lascio trasportare dalle sua maschera di quest'oggi.
Le luce progredisce verso ponente e si innalza da sé.
Con prontezza prende il proprio posto sul suo scranno torreggiante, facendomi intendere che ancora una volta è riuscita ad avere la meglio sulle tenebre, imponendosi su di esse.
Rinfrancato da questo vigore mi faccio forza e mi congratulo con me stesso per essere stato suo accondiscendente gregario,ed avere condotto,tenendolo per mano, il despota al patibolo.
Il mio dovere è stato compiuto. Chiudo gli occhi con un sorriso sulle labbra auspicando in un leggero riposo, pascendo l'animo di rosee illusioni.
Scorgo un pallido sole
alto nel cielo,
accompagnato da un debole,
leggero venticello
che blandisce il mio viso con zelo
Il canto degli uccellini al mio risveglio
mi fa sentire meglio
Intorno regna la calma e la quiete,
profondo è questo silenzio,
che mi ristora come assenzio
quando sono in preda alla sete
Mi godo queste lunghe giornate
dal mattino fino alla sera,
tutte quante caratterizzate
dalla splendida primavera
alto nel cielo,
accompagnato da un debole,
leggero venticello
che blandisce il mio viso con zelo
Il canto degli uccellini al mio risveglio
mi fa sentire meglio
Intorno regna la calma e la quiete,
profondo è questo silenzio,
che mi ristora come assenzio
quando sono in preda alla sete
Mi godo queste lunghe giornate
dal mattino fino alla sera,
tutte quante caratterizzate
dalla splendida primavera
Chino s’un fianco, sbandato, riposa
preda della notte sbiancata alla luna.
Con lacrime di ruggine striati i sogni.
Sono sogni salati dalle reti da pesca
dai pesci morenti a dibatter la coda
sull’assito lucente di squame argentate.
“Maledetta notte orfana delle tenebre
potesse celarmi allo sguardo del mondo!”
“Maledetta luna accecante ed impietosa
come le bestemmie lanciate alla bonaccia
dai pescatori stanchi di appassire al sole!”.
Ieri possedeva le onde di prua e godeva
delle preghiere del nocchiero alla tempesta
sfilacciate gomene oggi pendono al vento.
Ospita la sorte di un essere immondo
sdraiato s’un fianco, ubriaco, riposa.
Sogna di un fiasco e d’un misero pasto
del volto dei figli, della morte e sorride
sbava vino e memorie, di celarsi trascura.
Scorre rivolo di vomito sul ponte di legno
brilla di nuovo l’assito indurito e riarso
il vecchio peschereccio riflette ancora la luna.
preda della notte sbiancata alla luna.
Con lacrime di ruggine striati i sogni.
Sono sogni salati dalle reti da pesca
dai pesci morenti a dibatter la coda
sull’assito lucente di squame argentate.
“Maledetta notte orfana delle tenebre
potesse celarmi allo sguardo del mondo!”
“Maledetta luna accecante ed impietosa
come le bestemmie lanciate alla bonaccia
dai pescatori stanchi di appassire al sole!”.
Ieri possedeva le onde di prua e godeva
delle preghiere del nocchiero alla tempesta
sfilacciate gomene oggi pendono al vento.
Ospita la sorte di un essere immondo
sdraiato s’un fianco, ubriaco, riposa.
Sogna di un fiasco e d’un misero pasto
del volto dei figli, della morte e sorride
sbava vino e memorie, di celarsi trascura.
Scorre rivolo di vomito sul ponte di legno
brilla di nuovo l’assito indurito e riarso
il vecchio peschereccio riflette ancora la luna.
Al cielo
osservante
meravigliata anima
si strappa dal corpo
alla ricerza dello Zenith
irrompe nel petto
come falla
esplode come supernova
danzando fra le stelle sorelle
nei sussurri d'armosfera
svolta come ombra al girar di luce
verso l'isola abbandonata
scuotendosi al vento
fiamma quasi spenta
selvatica come cinghiale
sfinita e logora
caduca come foglia
seguendo il tempo
osservante
meravigliata anima
si strappa dal corpo
alla ricerza dello Zenith
irrompe nel petto
come falla
esplode come supernova
danzando fra le stelle sorelle
nei sussurri d'armosfera
svolta come ombra al girar di luce
verso l'isola abbandonata
scuotendosi al vento
fiamma quasi spenta
selvatica come cinghiale
sfinita e logora
caduca come foglia
seguendo il tempo
Piano, lambiscimi piano,
fatti sentire,
timidamente, con dolcezza.
Mi piace, questo tuo toccarmi,
lo sfiorarmi e poi lasciarmi lì,
ad attendere…
Saziami,
sazia questa mia frenesia,
la voglia di abbandonarmi a te.
Stuzzicala, invitala,
fatti mio desiderio…
Bagna la mia pelle calda ed assetata,
regalami le dolci tue note,
riempimi gli occhi dei tuoi colori
ed appagami il cuore.
Eccomi, ora prendimi….
o mare
fatti sentire,
timidamente, con dolcezza.
Mi piace, questo tuo toccarmi,
lo sfiorarmi e poi lasciarmi lì,
ad attendere…
Saziami,
sazia questa mia frenesia,
la voglia di abbandonarmi a te.
Stuzzicala, invitala,
fatti mio desiderio…
Bagna la mia pelle calda ed assetata,
regalami le dolci tue note,
riempimi gli occhi dei tuoi colori
ed appagami il cuore.
Eccomi, ora prendimi….
o mare
Quel che ci scotta,
ci attanaglia,
ci sospetta,
quel che si subisce,
si sente,
si avverte,
quel che ci angoscia,
ci assilla
ci sbigotta,
altro non è
che la debolezza
nostra.
Ci nutriamo,
di emozioni,
che non son altro
che vagiti
della nostra
incontinenza affettiva.
Quel che ci impegna,
ci assilla,
ci ossessiona,
quel che si desidera,
si brama,
si spera,
quel che ci chiama,
ci stringe,
ci cinge,
altro non è
che la pazzia
nostra.
Ricerchiamo sogni,
chiusi in scatole
di carne ed egoismo,
impermeabili
alle sensazioni.
Quel che viviamo,
pensiamo,
scriviamo,
quel che siamo,
riflettiamo,
mostriamo,
altro non è
che la nostra
rappresentazione.
Indossiamo crepate
maschere di cera
nascosti dietro l'angolo,
prima di svoltare,
per sparire.
ci attanaglia,
ci sospetta,
quel che si subisce,
si sente,
si avverte,
quel che ci angoscia,
ci assilla
ci sbigotta,
altro non è
che la debolezza
nostra.
Ci nutriamo,
di emozioni,
che non son altro
che vagiti
della nostra
incontinenza affettiva.
Quel che ci impegna,
ci assilla,
ci ossessiona,
quel che si desidera,
si brama,
si spera,
quel che ci chiama,
ci stringe,
ci cinge,
altro non è
che la pazzia
nostra.
Ricerchiamo sogni,
chiusi in scatole
di carne ed egoismo,
impermeabili
alle sensazioni.
Quel che viviamo,
pensiamo,
scriviamo,
quel che siamo,
riflettiamo,
mostriamo,
altro non è
che la nostra
rappresentazione.
Indossiamo crepate
maschere di cera
nascosti dietro l'angolo,
prima di svoltare,
per sparire.
Limpido mattino un po’ assonnato
svegliato dall’aroma di un caffè.
Mescolo il suo profumo a quello del mare
e di qualche mio geranio.
Godo del piacere di soffi lievi da est
e dei baci di un sole appena alzato,
carezze alla pelle mia nuda.
Distesa, mi stiro, respiro
poi godo dell’enfasi di un abbraccio,
di te che arrivi in punta di piedi
e m'avvolgi, mi stringi.
Dolce buongiorno,
sferzata d’energia e buonumore
come aroma forte di caffè…
svegliato dall’aroma di un caffè.
Mescolo il suo profumo a quello del mare
e di qualche mio geranio.
Godo del piacere di soffi lievi da est
e dei baci di un sole appena alzato,
carezze alla pelle mia nuda.
Distesa, mi stiro, respiro
poi godo dell’enfasi di un abbraccio,
di te che arrivi in punta di piedi
e m'avvolgi, mi stringi.
Dolce buongiorno,
sferzata d’energia e buonumore
come aroma forte di caffè…
Non è l’averti vicino,
il respirarti accanto,
né il toccarti
che mi toglie la ragione.
Non è baciarti
che tanto mi fa impazzire
o il sentre i brividi
per le tue carezze.
… E’ il percepirti dentro,
l’averti nell’anima,
quel vivere felice,
il sentire che…
… Ti amo!…
il respirarti accanto,
né il toccarti
che mi toglie la ragione.
Non è baciarti
che tanto mi fa impazzire
o il sentre i brividi
per le tue carezze.
… E’ il percepirti dentro,
l’averti nell’anima,
quel vivere felice,
il sentire che…
… Ti amo!…

Vagheggio pago
scorrendo… spazio adorno.
Venturo effetto?
<=> <=> <=>
Poesia (Accenti ritmici 2-4-6) dedotta dalla lettura d’un aforisma di François de la Rochefoucauld, scrittore, filosofo e aforista francese del 1600:
“La speranza, per quanto illusoria sia, serve almeno a condurci alla fine della vita per una strada piacevole”.
Ha lasciato in quel fosso
la sua parte migliore,
la parte compita
delle tue storie
della tua vita.
Ha fatto credere a tutti
senza sforzo
lo sò,
di essersi spostata
ma è lì immobile,
da un pò.
Ha lasciato in quel fosso
un'anima
che non l'abità più,
ha scelto di sotterrare
di lasciare,
di cadere giù.
Ha fatto credere a tutti,
di non aver bisogno d'aria,
ha scelto la strada peggiore,
la vita solitaria.
Ha lasciato in quel fosso
la sua arma in più,
ha scordato i torrenti,
non arrivan laggiù,
le carezze dei venti.
Ha fatto credere a tutti,
di aver perso la strada,
ma uscirà da quel fosso,
non lasciar che ricada.
la sua parte migliore,
la parte compita
delle tue storie
della tua vita.
Ha fatto credere a tutti
senza sforzo
lo sò,
di essersi spostata
ma è lì immobile,
da un pò.
Ha lasciato in quel fosso
un'anima
che non l'abità più,
ha scelto di sotterrare
di lasciare,
di cadere giù.
Ha fatto credere a tutti,
di non aver bisogno d'aria,
ha scelto la strada peggiore,
la vita solitaria.
Ha lasciato in quel fosso
la sua arma in più,
ha scordato i torrenti,
non arrivan laggiù,
le carezze dei venti.
Ha fatto credere a tutti,
di aver perso la strada,
ma uscirà da quel fosso,
non lasciar che ricada.
Mi vedi,
per te son relitto,
per te sono male,
Mi vedi,
ti affascino,
lo leggo,
nelle tue smorfie,
nel tuo piccolo viso,
dai tratti sottili.
dai tratti sottili.
Mi vedi,
per te mi vorresti,
per te mi prenderesti,
non per sempre,
solo per osare,
solo per coltivare,
quel desio di rischiare,
di essere diversi.
Sono per te troppo,
troppo cattivo,
ma non lo sai,
non lo sai che dentro,
tra costole e parete toracica,
oltre il pulsare del muscolo cardiaco,
giace il mio amor per te.
Mi vedi,
non lo sai,
pensi non ne sia capace.
Mi vedi,
mi spengo,
penso non ne sarò capace.
E’ quando percorro questi luoghi
che ricordi m’invadono,
mi vengono incontro, in cerchio
come fosse un girotondo.
Abbasso gli occhi,
a palpebre chiuse, ne cerco altri.
S’allargano in me
ed io in loro,
soffiano sul cuore onde di profumi
lo avvolgono in una fragile bolla,
piano
mi c’infilo e danzo e li stringo forte.
Vado rubando all’aria
quelle carezze lontane, i baci dolci
e gli abbracci odorosi d’amore.
Mi racconto, di nuovo,
quelle mille favole di allora
e sorrido.
Poi
apro gli occhi e piango
chi più non ho.
… Ma mi riprendo, sempre,
qualcosa di me e mi rassereno,
… ogni volta…
che ricordi m’invadono,
mi vengono incontro, in cerchio
come fosse un girotondo.
Abbasso gli occhi,
a palpebre chiuse, ne cerco altri.
S’allargano in me
ed io in loro,
soffiano sul cuore onde di profumi
lo avvolgono in una fragile bolla,
piano
mi c’infilo e danzo e li stringo forte.
Vado rubando all’aria
quelle carezze lontane, i baci dolci
e gli abbracci odorosi d’amore.
Mi racconto, di nuovo,
quelle mille favole di allora
e sorrido.
Poi
apro gli occhi e piango
chi più non ho.
… Ma mi riprendo, sempre,
qualcosa di me e mi rassereno,
… ogni volta…