Poco prima di dormire, la gente cataloga le proprie incertezze,
annidandole nelle braccia di ciò che è stato:
onde di possibilità che travolgono i loro sogni.
Ancora, loro pensano, arriverà quell’attimo,
il riunirsi dopo giorni di separazione:
e dondolandosi in questa pace, si addormentano.
Io invece apro la porta, e c’è una pausa goffa:
qui, fra il battito del cuore e le pause dell’orologio,
convergono una decade di momenti e di sentieri infiniti.
Prima di parlare, la mano ancora sulla porta, tu mi guardi
sorridendo: il colletto della tua camicia è aperto
e la luce trasforma la tua pelle liscia in un’ombra ammaliante.
È proprio in quel momento, quando mancano le parole,
quando i ricordi scorrono come sangue nelle nostre vene.
È la somma di te, che mi secca la gola.
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