E quel sigaro dominicano m' aiutava,
a cacciare l' amaro dall' anima
rattristata dalla solita mattinata.
La giornata comincia quieta
per me, non più laida
l' esistenza a volte triste
eppur amata, dalla tre
del Dolce Pomeriggio.
Vita a noleggio
la mia, frenetica
volta a sondare ogni cosa
ad ascoltare l' anima,
saziare lo spirito
e raggiungere l' acacia.
La bellezza, la cerco ovunque
la trovo in Dio, nelle sue creature,
soprattutto il Suo mare.
Quel Dio bello, col volto deluso
col corpo straziato...
il ritratto della giustizia,
la sua vita, un dono d' amore.
Mi dona speranza.
Sei come sei.
No. Sei come scegli di essere,
di diventare.
Sei come sei.
Si. Imperfetto, mutabile
volto a migliorare.
E così passo
ogni prima serata
senza l' imbarazzo
di ragionare.
Con orgoglio, stupore
guardo ogni fragilità
e amo tutti.
Belli e brutti.
E belli, nella loro bruttezza
sanno cogliermi di sorpresa
questi dolci uomini.
Li lascio parlare...
Figli di cinquant' anni e più, circa.
Frutti eterni di Dio.
E questo sigaro fuma ancora
assieme ai miei pensieri...
Ormai dolce il mio palato,
stupendo il Cielo stellato
mentre il Duomo leccese
m' abbraccia in questo inverno,
spegnendo
col vento che barocco lo accarezza,
il vago ricordo del mattutino inferno.
E torno a casa, anche oggi
con un soffio di sapienza in più
nelle tasche profonde
quanto il mio spirito,
da quando più, non ci sei tu.
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Ha anche sapore di saggezza, emoziona. Insomma : bravo!... Ciao...