Splendeva una luce
tra le rocce di un vulcano
come un grido vorace
di un amore lontano.
Un grido, un rumore
la sua mano ti porgeva,
con gli occhi di un fiore
il suo odore giungeva.
Splendeva una luce,
forse il sole o una stella
che il mio cuore traduce
come l’anima più bella.
Risveglia il poeta
con la sua aura divina,
che segna la meta
di una salvezza vicina.
... ma il volgo stolto venera il Dajjal,
lo incantano fallaci prodigî
ignora la folla le arti di Baal,
le mellifle lusinghe, i vestigî
sparsi sul nero arazzo dei tempi.
Le promesse di pace sono guerra,
le meraviglie del futuro scempî.
E ormai il Mentitore disserra
l’abisso donde sboccano legioni
di jinn. Occhi infossati, vermigli,
le ali cosparse di pece, grifoni
dell’Ade usi a straziare coi roncigli.
Sui continenti rovina il cielo,
le isole sprofondano in ime
bolge, soffia il vento con igneo gelo.
Fenduto il suolo da immani rime.
Simili a faville di un maglio,
gli astri bruciano boschi e città.
Un sùbito, accecante barbaglio:
muore il sole. Nell’eternità
pare affissarsi l’eone. Crolla
il tempio Al Aqsa: tra le macerie
fumanti e i bivacchi, s’affolla
Gog e Magog. Fra atroci miserie
si sbanda la gente che sopravvisse.
Ora il firmamento s’accartoccia,
libro ove è scritta l’Apocalisse.
La folgore del Giudizio addoccia
la Terra… Infine in lontananza,
spira l’alba dell’ultimo giorno,
aleggia nell’attesa la speranza:
è ormai imminente il Ritorno…
Riviene dalla moschea il Lodato,
riconoscente s’inchina Muezza:
negli occhi balena quel che è stato,
quel che Iddio vuole, quel che sarà.
0-8
CANTO II
... che adombrano il sole e il cielo, campi
disseminati di elmi e di spade.
Dopo la battaglia fulgidi vampi
inceneriscono l’erba e le biade.
Ora scruta poderose medine,
labirinti di vie, mercati pieni
di spezie, tazze e teiere turchine,
monili lucenti. Cieli sereni
frastagliano poggi e valli solatie,
negli orti file di limoni e peschi,
fontane impreziosite da tarsie,
angoli e cortili ariosi, freschi…
Di colpo una cometa s’innerva
sul profilo di gioghi imponenti:
pare che l’arco dell’oriente ferva
di una luce cupa, di fuochi algenti.
Egli, un occhio azzurro, l’altro cieco,
siede sul tristo trono del mondo.
Le parole mendaci, il guardo bieco,
l’intento turpe, inverecondo...
CANTO I
S'è assopita Muezza sulla veste
del Lodato. Dorme la gatta e sogna.
Sul soffice pelo un rezzo celeste:
oltre la finestra alia una cicogna.
Ora chiama alla preghiera l’araldo,
ma non desta la micia il Profeta.
Reciso l’abito, s’avvia nel caldo,
ambrato ovale del meriggio. Quieta
è la stanza, solo da lungi viene
il soffio di un’ombra, l’eco di passi.
Sogna Muezza e vede oasi, vene
trasparenti che sgorgano fra i massi,
scorge verdi palmizî, melograni,
albicocchi in fiore, alti minareti,
cupole d’oro, atrî in marmi persiani,
lucide maioliche. Oltre agrumeti:
odorano di stelle i bianchi bocci,
la luna è un giglio tra le fronde.
Pare che in riflessi argentei gocci
ora la notte, con brusio di onde.
Il mare nelle pupille oblunghe
è un deserto di liquide dune,
vi si specchia Aldebaran in lunghe
strisce… Vede armate: mezzelune
corrusche sugli scudi, acute lance,
archi tesi, cavalieri gagliardi
con chiome e barbe prolisse su guance
ove cola il sangue. Piogge di dardi...
Continua
Che cos’è questo sogno
che scontorna gli attimi?
Ci abbraccia la notte.
Cerco i tuoi occhi smarriti
dove splende ancora
il riverbero pericolante
delle costellazioni.
Rabbrividisci:
lo spettro del vento attraversa
frange di buio,
la quiete si spezza
nell’acciottolio,
il tempo si paralizza
per l’attesa.
Ora intrecci poche parole
sul velo dell’aurora,
si sfilaccia l’orizzonte,
perduto oltre l’azzurro
ed io non so se quest’ora stranita,
consumata senza Te,
sia una vana agonia
o il confine di un ritorno.
quella sera si frange nella pena,
e l'aurora di quel che era suo lamento
si veste d’abissi e chimere,
trascende la carne la mistica resa.
Sui crinali del Golgota sibila il vento,
aruspice cieco del verbo che geme.
L' aceto nel rituale che fende
compie quel ché era già scritto.
Anamnesi antica nell’eco di lògos,
resurrezione in filigrana di piaghe.
La verità, come arca risplende,
annoda i cieli tra cenere e speme.
Un agnello d’ebano ha bevuto martiri,
crocefisso per amore e pace
nel dissolvere le notti in graffi di luce.
La pietra si schiuse, era giunta l'ora,
i segni si spezzarono, irrompeva gioia
l’eterno si plasma in forma e carne.
Nel ventre del mito germoglia
l'essenza, la vita perfetta e soave,
tra mitrei e cori d’apostasia blanda
avvolte da tenebre per sinistrare.
Ma la misericordia senza fine
si fa crisalide perfetta in ogni cuore,
rinnegando la morte in litania franca.
Il tempo si arrende come stanca arpa
tra palme appassite al consumato
e presagi di grano d'oro di gaudio.
Il sepolcro è un ventre ormai vuoto,
la croce una banca eterea
di debiti eterni e perdono sovrano!
Redento è il Santo Verbo,
suonando le ore in cadenze astrali.
Pasqua, vertigine, nodo dei drammi,
miracolo scritto tra oscurità e salmi.
Vorrei che la pace
ferisse il cuore dell’uomo
come apostrofi di stelle
l’infinito leggio della notte.
Vorrei che la pace
fiorisse come un bucaneve
nei prati gelidi d’aprile
fra i dolci battiti del creato.
Vorrei che la pace
colorasse i confini del mondo
come una poesia senza casa
nascosta negli sguardi del perdono.
Vorrei che la pace
si impigliasse per sempre
nei fragili giorni dell’uomo
come inestimabile dono d’amore
perduto fra le braccia di Dio.
Per la giornata internazionale della pace
Sguardi impossibili rigano
Il cielo terso dell'universo
L’azzurro invade il mio cuore
Pompando agitazione
Parole tumefatte scorrono
Dentro le ossa facendo male
Barbagli lontani
Sussurrano una piccola fede
L’incertezza bussa
Freneticamente alla mia porta
Confuso e innamorato
Nel giaciglio di un corpo in fiamme
Voglio trattenere la luce del sole
Per eiaculare sulla mia carne.
quanto è grande l'amore di Dio,
ti riconcilieresti con il fratello,
prima di lasciare il dono all'altare.
Usciresti
dal putrido stagno del peccato;
e assaporare l'immenso oceano
della Sua Grazia.
Se conoscessi
quanto è grande l'amore di Dio,
Doneresti il denaro superfluo,
rifocillando il povero che geme.
E l'anima tesa,
vagante in pena,
attraccherebbe in sicuro porto.
Abbracciando in eterno
l'Agnello risorto
Non ho bussato e mi è stato aperto,
non ho chiesto e mi è stato dato,
avevo sete e sono stato dissetato,
avevo paura e sono stato incoraggiato.
Non ho amato e sono stato amato,
non ho creduto e sono stato creduto,
avevo freddo e sono stato scaldato,
avevo dubbi ed ora ho certezza.
Dove non è arrivata la mano mia,
ha bussato la mano di Dio,
quella della verità, dell’amore,
del perdono, della Vita Eterna.
È la parte di vita in ombra che non conoscevo,
quella che toglie i dubbi della vita Eterna!
Quella che non cederebbe il posto all’avidità,
all’esatto contrario della vita sana, Cristiana!
Bellissime parole ma, sono solo parole,
mi è stato detto! Sei un Prete?
Sei un poeta? Un attore? Un musicista?
Sei sposato? Quanti anni hai?
La mia risposta però, è stata sempre la stessa:
non sono Prete, attore o musicista ma, sono sposato!
L’età fa parte del corpo, non dell’anima e dello Spirito,
io invece, amo Dio e credo alla vita Eterna!
e i nevosi ghiacciai,
incontrastato poggi le radici.
Fresca brina bacia il tuo petalo;
brulla terra accarezza lo stelo;
non raggeli alla furia di un tornado:
ti opponi aspramente
al sole che vuol annullarti in polvere.
Fiore d'inverno:
ti porto con me nei sogni custodito.
Riposi sotto il cuscino,
difendendo la purezza
dal teorema di empietà
Tu che con il tuo sacrificio ci hai
ridato la vita ,Tu che in questo
venerdì santo ci hai concesso
la gioia del perdono ,conduci i
tuoi figli a una vita di amore ,di
libertà per un mondo migliore .
Tu Gesù che hai chinato il capo
e chiusi gli occhi donandoti
al Signore, fa che questo mondo
ritrovi la pace ,fa che la guerra
abbia per sempre fine .
Venerdì del perdono della
riflessione dove ognuno possa
essere migliore
Tu Signore ci hai insegnato
a volerci bene ma ancora in tanti
non sanno il significato.
Ti prego Gesù conduci i tuoi
figli ad un amore immenso per
il prossimo e fa che l'odio in loro
si trasformi in pace nel cuore.
Venerdì Santo, venerdì
di riflessione Signore altissimo
perdona a noi per questo mondo
così afflitto e ingrato ,dona a noi
la pace e il perdono .
Tra voce e silenzio
comincia il mio andare
La pioggia…
La pioggia è inchiostro,
scivola tra le dita
Black angel fammi ballare!
(delirio erotico)
Vedo già la rotaia, la stazione dismessa
Sferraglia un treno che non sarà più
Adesso tutto appare più chiaro
Si evade dalle forme, un po’ più in là del diaframma
Una nuova aderenza
Allora resta!
Non ha ancora smesso di piovere.