Cuore mio,

potrai sostenere il peso

di un destino senza scopo?

 

Sguardo,

potrai resistere

ai colori ciechi

che lacrimano nel buio?

 

Vita,

potrai sopportare

il freddo abbraccio  

della solitudine?

 

E tu, anima,

capirai la compassione

di chi non sembra avere pietà?

 

6-10.2025 ore 14:45 – 0-47

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Profilo Autore: Oudeis  

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Oh povera vanità di ossa e carne chiamata uomo, non vedi che non hai assolutamente importanza? (F. Pessoa) 

L’istante in cui qualcosa si spezza
e non sai il motivo, ma nel cuore
del cuore ferisce anche una carezza.
Il viale s’incurva nel dolore,

la quiete freme di trasalimenti,
i tigli orlati da arabeschi lunari,
nella bruma echi di astri quasi spenti,
suoni ovattati, fiochi fasci di fari.

In strada per fuggire i ricordi,
ma t’insegue il passato, grigia scia.
Fra i platani con mesti accordi
il vento evapora in malinconia.

Pioviggina. Ti stringi nel pastrano,
rabbrividisci, ripensi ai libri
letti e senti che tutto è vano,
mentre pare la notte si squilibri

per sfilacciarsi in gelidi delirî.
Rincasi. Spenta è ormai la fiamma
della candela, ristagna in stanchi giri
il fumo sulla foto della mamma.

Ti attende un’altra notte inquieta,
sulle labbra nemmeno una preghiera,
tu e la tua pena muta, segreta.
Lassù ruota il Carro, immensa ghiera.



2 ottobre 2025 – 0:03-0:33 0-44
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Scheletri di costellazioni,

il vento ara il buio,

colori smorti vibrano di dolore.

 

La terra scuoiata

ha un ultimo sussulto,

si blocca nella diastole.

 

Scampoli di cielo

impigliati agli infissi.

 

Ora stridono i tendini sulle ossa,

li irrora il sangue,

veleno che alimenta la morte.

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Avvizzisce la luce tra le fratte,
si agglutinano livide ombre,
nel cielo poche nuvole disfatte,
le viottole fra i campi ingombre

di suoni insorditi. Da quanti mesi
non cadono fresche gocce sul suolo
strinato, sugli infecondi maggesi?
Potessi ascoltare un usignolo,

la rugiada imperlasse le foglie
e nutrisse la speranza il cuore!
Invano: un fato funesto ci toglie
lo slancio, ci crocifigge al dolore.
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Metro: tre quartine di endecasillabi piani, tranne i vv. 5 e 7 che sono tronchi, a rime alternate (ABAB). Il ritmo è monotono, scandito da brevi enunciati, simili a singulti. 

E addolora sapere che c’è vita da vivere domani. (F. Pessoa)

Non domandarmi versi d’amore:

l’anima non fa vibrare le ance,

un sasso è il mio povero cuore,

cresce ispida la barba sulle guance.

 

Solo credo nell’incredulità,

mare e cielo, un solo deserto,

si eclissano le ultime verità.

Ogni pensiero è precario, incerto.

 

Niente qui può scampare al naufragio,

nessun attracco, nessuna salvezza,

si disperde nel vuoto il trisagio,

l’osanna a Dio. Oggi solo amarezza.  

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Metro: componimento formato da terzine dantesche a rima incatenata. 


Notte radiosa, luna di sangue,
dilaghi, in fluido plasma, su stagni
e torbiere. Il riflesso è un angue

fra le ampie curve del fiume. Bagni
con rosse effusioni le verbene,
tingi il molle tappeto di sfagni.

E ora il cielo si crepa: fra le vene
s’intravede orrendo l’abisso
ove è avviluppato il tempo. Imene

spaventoso fra il vuoto, infisso
nel destino, e la morte. Oramai
l’eone giunge a compimento, scisso

per la finale Necessità. Tra i
vortici degli astri e le anse
del vento, s’infiammano i nevai.

Ascolta l’eco di chi solo pianse!

7 settembre 2025 0-6

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Metro: versi liberi. Si noti la totale assenza di aggettivi nonché di punteggiatura a sancire la spoliazione del mondo e della vita.   

 

 

Mattino

 

Qualche nuvola laminata

 

Il ronzio di una motosega

 

Una raffica sbatte il bucato

sulle ringhiere

 

Le ore ristagnano nella noia

 

Si contorce la vita

nell’agonia del non-senso

0-3

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metro
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Metro: tre quartine di endecasillabi piani a rima alternata (ABAB). Si notino i suoni chiocci, taglienti (velari e dentali) ad evocare un mondo irrimediabilmente spaccato, incartapecorito.

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Metro: versi liberi distribuiti in quattro strofe. 

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Come fai a raccontare un sogno
a chi non sa sognare.
Come fai a parlare d’amore
a chi non sa amare.

Come puoi dare un bacio
a chi non vuole baci,
e una carezza
a chi non vuole amore.

Come fai a dare un fiore
a chi non sente i profumi,
un abbraccio
a chi non ama il calore,

e un sorriso
a chi non sa sorridere.
Come fai a dare tanto
a chi non merita nulla.

Non si dovrebbe…
ma si dà.
Non si potrebbe…
ma si fa.

Il mondo è pieno di braccia protese
ma vuote di corpi.
La vita è piena di bocche spalancate
ma prive di cibo.

Il mondo è zeppo di strade da percorrere…
ma pieno di persone
a cui hanno amputato le gambe
e mozzato le braccia.

Tanti uomini cacciano come prede
i loro simili,
e tanti altri uomini sfiniti
mangiano polvere.

Uomini,
simili ad altri uomini…
chiudono gli occhi,
si tappano le orecchie,

ingabbiano il cuore
e poi,
con i denti aguzzi,
sbrandellano i loro simili.

Siamo tutti esseri umani,
ma per colpa di alcuni uomini:
assetati,
affamati,

assatanati,
tanti altri uomini,
stretti nelle spire del potere…
stremati…
soccombono.

Si finge sempre di più
e si ama sempre meno.
La bellezza si è imbruttita…
ma nessuno se ne accorge.

Le risate sono più false…
ma nessuno ci fa caso.
La miseria è più lacerata che mai…
ma in tanti non la vedono.

Si cerca la ricchezza a tutti i costi
e il prezzo da pagare
è sempre più alto.
Si svuotano le tasche

di chi non ha danaro.
Si cercano soldi
a chi ha già dato tutto.
Si chiede l’impossibile
a chi non ha più nulla.

E la gente sorride…
e fa finta di niente.
Abbracci, baci e finzione…
come da copione.

Elargizioni
a chi pretende
e a chi non merita.
Liberi…
ma oppressi da invisibili catene,

tanti umani incatenano
altri umani.
Intanto
macchine sempre più potenti,

dai motori roboanti,
coprono le urla di chi si oppone…
e rilasciano un fumo grigio
che copre braccia protese…
che nessuno vede.

E così,
mentre esseri umani
con macchine di distruzione,
simili a uccelli di metallo,

volano nei cieli,
lanciando feci ed urina,
cagando e pisciando
morte e distruzione

sui loro fratelli…
…l’aria si impregna
di morte,
sangue e dolore.

Intanto,
mentre ognuno ignora,
un lungo applauso…
copre il pianto.
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Profilo Autore: Giovanna Balsamo  

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NULLA PIU RESTERÀ 
Un rombo forte 
poi mille voci smorzate da un ' aura di morte .
NULLA PIU RESTERÀ 
Se non una polvere vana di desolazione 
una profusione d' ossa e corpi dilaniati 
NULLA PIU RESTERÀ 
Se non un cumolo di ceneri 
di quel padre che trasportava sacchi di farina 
nessuno li tramuterà in pane per la sua bambina.
NULLA PIU RESTERÀ 
se non un monumento ai caduti e la lingua ardente dei sopravvissuti 

Una misera pensione 
per mettere a tacere il dolore 
NULLA PIU RESTERÀ 
Nell'aldilà le anime 
cercheranno un riconoscimento , per la loro giustizia, 
Per la loro purificazione.
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Profilo Autore: Arianna Mosconi  

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Metro: versi liberi. Si notino i suoni chiocci, taglienti a rispecchiare una realtà strinata e stranita.  

 

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Profilo Autore: Oudeis  

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Fino all'ultimo battito di cuore
il mio sguardo dipingerà l' Universo
con frammenti d'amore intenso
Fino all'ultimo battito di cuore
strimpellero' la chitarra della mia esistenza
un assolo sordo e indolore
evocherà la mia assenza e
quando l'ultima corda sarà consumata
volteggerò tra le luci
ed ombre del cielo
Ed invero in corpo di colomba sarò rinata .
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Profilo Autore: Arianna Mosconi  

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Di là dalla finestra allori e palme,

vento e fremiti, nuvole in biocchi,

qualche tessera di cielo, onde alme.

Si gonfiano al garbino i fiocchi.

 

Sfuma l’alba pervinca tra le frange

degli oleandri e il silenzio scintilla

sul litorale. La luce s’infrange,

si sgrana nei riflessi di un’armilla…

 

Ma l’estate si sfalda oltre la grata,

crolla e arde il cielo, immane capriata.

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Profilo Autore: Oudeis  

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