Sento le schegge della tua esistenza
tagliarmi la pelle che con le
mani sfioravi
colgo il fiore senza petali
che hai sparso al vento
mentre sfiorivi
separo i colori del nostro grigiore
caduto come goccia
da un giorno malato in cui l’eutanasia
di noi due ci sfiniva
colgo l’attimo per riempire
la pietra di un muro
dell’ultima immagine di un sogno vuoto
figlio illegittimo di chimeriche
illusioni.