La felicità è un’allegoria; l’infelicità una storia. (?)
Presentazione: componimento dedicato ad Antonia Pozzi, (Milano, 1912 - ivi, 1938), poetessa e fotografa. "Morta giovanissima, sui=ci=da, lasciò in "Parole" (raccolta postuma, 1939), le tracce di una vocazione lirica autobiografica segnata dall'influsso di Rilke". (Enciclopedia della Letteratura Garzanti). Metro etc.: tre strofi saffiche a rima alternata (ABAb, ...). Si noti l'allitterazione "gola s'ingolfa" nonché l'anfibologia dove la "gola" può essere sia la parte del corpo umano dove s'ingorgano parole ed emozioni inespresse sia la forra dove s'incanala il vento e pare raccontare saghe di epoche lontane.
Perdute altezze che il tramonto
dissemina di lacrime sanguigne,
nella gola s’ingolfa il racconto
di ere ferrigne:
era amore, forse nostalgia
di quello che non fu mai. Fra cenge
e pareti goccia l’ombra. Fugge via
l’eco, si spenge.
Negli occhi distanti indovini
la tua solitudine. Sulla cresta
vibrano gli astri, glifi e destini
per chi non resta.
Commenti
Nel duomo
Sospingo una delle grevi porte
e mi cade alle spalle
la furia del meriggio ventoso.
A lenti passi m’inoltro,
bevendo l’ombra improvvisa
in lunghi battiti
delle palpebre stanche:
suonano i passi come morte cose
scagliate dentro un’acqua tranquilla
che in tremulo affanno rifletta
da riva a riva
l’eco cupa del tonfo.
Remiga la tristezza ad ancorarsi
in golfi arcani
d’oscurità profonde;
remiga per un mare favoloso,
ove sono i pilastri
tronchi d’una subacquea pineta,
viva e fitta così
per lontananze senza confine…
Brucia nella tenebra
una lucente siepe di ceri:
gli occhi vi si fissano
subitamente
e l’anima discende
dalle sperdute immensità
chiudendosi
in un nodo di fiamme.
Dinnanzi alla tremante fioritura
che chissà qual divino alito
inclina
verso il sorriso di un’antica madonna,
è immoto un bimbo.
Guarda, il piccolo, assorto,
e certo vede
nella cappella accesa
uno stupendo albero di Natale,
a cui siano fronde
le diafane dita dei ceri.
Certo sogna, il bambino,
che sian tutti balocchi
i rozzi vetri sanguigni
in cui esita un pallido lume…
Gli sbocca nei grandi occhi intenti
la piccola vita
e tutta si allarga
nella celeste immensità del sogno.
Sfocia così il tumulto
d’ogni mio male
nel riposo di un’estasi
senza confine
e l’anima ritrova la sua pace,
come un folle balzo di acque
che si plachi, incontrando
la suprema quiete del mare.