Il bianco è veramente il colore della morte, nella sua vuota, accecante, impudica oltranza.
Metro: quartine di endecasillabi con rime alternate (ABAB; CDCD...)
Forse eri me in un vuoto anteriore
e cedevo alla luce che l’estate
calcina sul litorale. Ardore
e carne la tua anima, le giornate
trascorse a contare le onde calme,
strappi di canzoni dalle autoradio,
i bagnanti stesi al sole, salme
dove appena fermenta un po’ di tedio.
Andavi tra l’erba e i cocci. Verde
pallido il cielo fuso nel mare,
nella cavea della notte si perde
il ronzio di pianeti e lampare.
Il tempo metteva radici nell’asfalto,
in ogni istante vivo assaporavi
la morte… Poi in un soprassalto
ti svegli, gli occhi sbarrati, scavi
il segreto, cercando i suoi fianchi.
La camera è vuota e sulla tenda
l’ombra si sfalda in palpiti bianchi.
Non ti appartiene più la vicenda
degli uomini, si smaglia la trama
della vita. Sei libero, lontano.
Ora dabbasso qualcuno ti chiama,
ma tu affondi nel nulla, piano piano.
Commenti
Carissimi saluti
"Non ti appartiene più la vicenda degli uomini" bisogna specificare che questa non è farina del tuo sacco...
Non so se Eschilo è un gigante non ho fatto il classico, ma mi era solo familiare la frase è ho fatto una piccola ricerca. Dai sarà un caso
Ciao
Purtroppo ero convinto di aver letto quella frase e avendo trovato riscontro in una breve ricerca non ho approfondito. La tragedia in questione è il Prometeo incatenato di Eschilo, la frase nel contesto era un ipotetico dialogo tra Zeus e Prometeo, ma non c' è una traduzione letterale nel testo. Sono stato troppo precipitoso e approssimativo, ti chiedo scusa davvero
Ciao