Un bel giorno capii che la libertà non è sempre un volo. A volte è uno scioglimento lento, silenzioso. Come un nodo che si allenta da solo, senza strappi.
I legami, quando stringono troppo, soffocano. Restano impressi sulla pelle, sulle braccia, nelle mani. Ma più di tutto lasciano tracce nel cuore, invisibili agli altri, indelebili per te.
E così imparai che l’indifferenza non è assenza di sentimento, ma difesa. È il modo in cui smetti di sanguinare, senza smettere del tutto di sentire.
e spogliarlo dei suoi abiti scuri...
lo vestirei di tinte tenui:
userei un pastello per disegnare i petali bianchi
e lo adagerei in un’anfora marina.
Come profumo, lo inonderei
dell’odore delle magnolie a primavera.
Ah, se sapessi mettere a tacere il dolore,
gli insegnerei i canti più belli
e lo lascerei suonare
da mattina a sera.
Ah, se riuscissi a trattenere le lacrime sul nascere,
ne farei acqua per gorgoglianti ruscelli.
Ah, me misera,
me incapace,
me tapina...
ho dimenticato d’essere umana.
Non posso annullare il dolore.
Ma posso ancora credere nelle favole.
E allora sogno:
un giorno, il mio bel principe tornerà,
mi sveglierà con un bacio,
mi tenderà la mano
e insieme saliremo
sul cavallo bianco.
Andremo a vivere
nel nostro bel castello e vivremo per sempre felici e contenti.
Metro: sei quartine di endecasillabi piani a rima alternata (ABAB).
Ripenso alla fuga delle rogge
dal finestrino, ai filari dei pioppi;
la pianura lucida nelle piogge,
i lampi ambrati nella nebbia. Troppi
anni trascorsi dalla giovinezza
per non avvertire come tonfi
i ricordi, mentre il cuore si spezza.
Rivedo le lagune - gli occhi gonfi
di lacrime - il sinuoso Isonzo,
il golfo echeggiante gridi di lari,
il cielo asperso con gocce di bronzo.
Scintilla il tramonto sui binarî.
Distante si profila il castello
di Miramare, orlato da cipressi.
Fra le nubi la luce è un ruscello:
sbriciola sui flutti argentei riflessi.
Balenavano i sogni nel dormi-
veglia, fra suoni ferrei di agganci,
effigi di orizzonti multiformi,
vaporosi aloni fra gli sguanci
delle pendici… Ieri era dolce
anche la mestizia: il treno menava
a una meta. Oggi niente molce
il dolore: nel tedio s’incava.
Incontro luce tra le pagine,
in una lettera scritta a mano,
in un quaderno di disegno,
in un gesto di segno contrario
incontro luce tra le ali del vento,
nel cielo al tramonto del sole,
nella notte tra gli astri nascenti,
negli occhi di un gufo silente
incontro luce tra note stonate,
in un quadro a lume di notte,
nelle fusa di un gatto arruffato,
tra le braccia di un libro intrigante.
come foglie stanche
si staccano dall'albero della vita,
volano via e non tornano più.
Il mio corpo è come un ramo cavo,
dal cui tronco è stata strappata
un po' di corteccia e un pezzo di cuore.
Il tempo è un fiume che scorre:
porta via con sé i momenti preziosi...
ed io resto qui, con il cuore pesante,
a sperare che il tempo sani le mie ferite.
Non voglio guarire, ma mitigare.
Sarò gentile con me stessa:
lenirò e curerò le mie cicatrici
con piccoli fiocchi di bambagia
impregnati con le mie lacrime.
Ricordi, sogni ad occhi aperti:
noi sulla spiaggia, mano nella mano:
pagine di vita vissuta, giá lette.
Storie di bei tempi già scritti.
Ricordi: sulla bruna sabbia,
quattro piedi e due ombre.
In quel mentre sul dorso
della mia mano, sbocciano
due luccicanti lacrime...
sull'umida rena due passi,
solo due pallidi piedi stanchi
e un'ombra sola: la mia.
nessuno potrà mai bloccare
l'inarrestabile fluire degli eventi:
nulla riuscirà mai a fermare
il graffiante passaggio del mare sulla rena.
Ove l'acqua bacia la sabbia,
si consuma una breve storia d'amore:
in un breve attimo sulla rena nascono
riccioli di schiuma ricamata
che paiono teste d'angeli
con corpi bianchi, simili a cristalli;
che nell'altalenarsi del tempo,
cantano cori con le sirene nel mare.
Metro: il componimento è strutturato in cinque quartine di endecasillabi, con alcune variazioni regolari: due versi sdruccioli nella terza strofa e due versi tronchi nell’ultima. Il giuoco delle rime segue uno schema alternato (ABBA...) Frequenti enjambements accentuano il senso di frattura tra passato e presente, per così dire strappando la fluidità melodica per rattrappirla in un ritmo quasi prosastico, in una linea atonale.
incontra il Crocifisso.
Reclama a forza
all'ignavo Pilato
il corpo di Cristo.
Provvidenziale intervento:
il defunto destinato
a subir il ludibrio
degli ipocriti e dei malvagi;
e monito per i viandanti.
Un sepolcro privato,
scavato nella roccia,
accoglie la Spoglia Santa.
Prodromo di resurrezione