Quel che mi dici non faccio,
da dove posso comincio.
Se poi non devo, mi caccio
in ciò che voglio e incomincio.
Salto nel vuoto se credo,
volo con Icaro al sole,
sotto la pioggia mi siedo,
urlo taciute parole.
Non seguo leggi che imponi,
mi meraviglio del vento.
Nel buio corro a tastoni,
niente mi ferma un momento.
Solo il suo sguardo mi blocca
come se il mondo fermasse:
resta impalata la bocca,
senza sorriso, né classe.
Non più capace a pensare,
provo a sfuggire quegli occhi
che prigionieri san fare
qui nel mio cuore i rintocchi.
Quando rivolta pupille
sembra di cenere il campo,
restan nell'aria scintille
È sol silenzio in un lampo.
Senza capir mi ridesto,
provo a volar senza sosta
Voglio riprendere presto
il mio cercare risposta.
Devo la porta serrare
al suo frastuono doloso,
senza dover più affogare
in quel suo sguardo dannoso.
Getto la chiave nel vento
di quei discorsi fasulli,
ma sol gli basta un momento
per i miei sforzi far nulli.
E' persona comune e umile;
obbedisce ai canoni del Vangelo
e non giudica il prossimo.
Nell'espressione di carità
si fa beffe degli inganni del mondo,
servendo i poveri e gli ammalati.
Chi riceve le sue attenzioni
glorificherà Dio,
accendendo ex novo
la fiaccola della fede
o esumando un credo,
da tempo sepolto
nel dimenticatoio.
La via della salvezza
non conosce stagioni
si fissano da lontano,
un breve cenno di saluto.
Uno sguardo freddo e distaccato.
Coste frastagliate
negano
alle navi di approdare.
Impetuose procelle
impediscono la marcia della bonaccia.
Cortine di nebbia
rendono invisibili le isole.
Emozioni abortite
da coscienze accidiose
e il dolore, stanco,
si è seduto accanto a me:
non è svanito,
ma ha imparato a respirare più piano.
Mi aspetta un sentiero nuovo,
saranno passi nuovi a guidarmi.
Ho paura,
ma porto con me ogni battito del cuore,
ogni lacrima già versata.
Il dolore ancora pesa...
ma il tempo, paziente, lo smusserà.
Con mani tremanti,
ma con l’anima vigile,
ricostruirò il mio spazio nel mondo.
Non mi spezzo,
mi trasformo.
Devo imparare un nuovo respiro,
un passo diverso sulla terra ferita.
Non sarà facile,
ma dentro di me c’è una fiamma che non
si spegne.
Mi arrendo alla vita,
non al dolore.
Costruirò il mio domani,
anche con mani tremanti;
perché in fondo,
io sono già la mia speranza.
Tra reminiscenze leopardiane dedico queste quartine alle poetesse che incontro nel virtuale
Amiche senza nome e senza età
che il vostro cuor svelate e vostra vita
celando le fattezze e la beltà
a quest’anima ignara ed invaghita
d'arrendevol poeta nel virtuale,
risponder con parole e con carezze
vorrei talor se sento che m’assale,
sospinta da poetiche sue brezze,
quell’antica recondita malia
di chi suonare sa propria tastiera
e compone sue note in armonia
seducente suadente messaggera.
Sempre s’aggira in me, fantasma folle,
quello spirto sparvier ch’entro mi sugge,
che inseguire chimere sempre volle
che poi la rëaltà tosto distrugge.
Così la fantasia va nel mistero
a impossibili incontri immaginare,
e mentre in tanto annega il mio pensiero
il naufragar m’è dolce in questo mare.
Nel silenzio di un pomeriggio,
sfioro il tavolo di legno antico
e ne sento il peso del tempo.
La polvere danza nell'aria,
come un desiderio lontano, un sogno che si perde.
Gran confusione,in quel salone grigio,
ed io mi chiedo quale direzione devo prendere.
Cerco di liberare i pensieri,
ma i misteri si accumulano,
come le ombre oscure,in fondo alla stanza.
Aprite le finestre,
lasciate entrare la luce,
la tela dei ricordi è strappata
e la cornice, consumata dal passato.
Troppi volti,troppi nomi, troppi segreti
è meglio chiudere gli occhi,
ma il tempo scorre,
e la polvere si posa ovunque,
sui sogni e sui volti dei saggi.
Non cercarmi ora,
perché in questo labirinto onirico,
non mi riconoscerai.