prima ancora di far varcar la soglia
mi accosterò alla finestra più vicina
per accertarmi che invece della luna
ci sia il sole dei mezzodì d’agosto.
Poi, dopo essermi scusato,
appenderò le ali nell’ingresso,
lo accompagnerò di là in salotto,
gli offrirò la mia poltrona preferita
e cercherò di metterlo a suo agio.
Intanto che sdraiato prende fiato,
riempirò la caffettiera, quella da due.
La metterò a sbuffare a fuoco basso
e andrò a rispolverare dalla cristalliera
le due tazzine con le fresie rosse incise.
Se l’angelo non mi farà annunci,
lo aggiornerò sul come ora procede
la vita mia e quella dei miei amori
che, nel silenzio, io lascerò dormire
per evitare che mi credano sonnambulo.
e mani al Cielo indicasti a Chi era rivolta,
io ero forse un po’ distratto, un po’ così…
La Luce fu più capace delle Tue parole.
Da allora, nulla ho imparato per salvarmi,
neanche l’ansia di tramutarmi in sonno
lungo i prati spettinati dalla Fede incolta
o nelle mille arene della città smarrita.
É freddo, l’uomo, dinanzi al Tuo progetto.
Divide terra come pingue torta, a spicchi.
Di qua una guerra brucia, di là un’altra pure
e nell’impazzita crema paradisi improbabili.
Allora, com’è che pregherò la volta in cui
l’ultima pace starà per vacillare anch’essa,
quand’anche in casa mia il dubbio monterà
e il centro del mio cuore sarà solo carne marcia?
Avvertirò paure così atroci da non avere poi
nemmeno il tempo di ricredermi nel Giusto.
Non mi accorgerò di cieli che si abbasseranno
ad ingoiar peccati e bocconi misti a fiele.
Dovrò ricominciare a carta di Vangelo,
prestare gli occhi alla Tua Croce inevitata,
riabituarmi a Dio, alla speranza, al credo
e ritrovar la giusta rotta per la retta via.
Allora, com’é che pregherò la volta in cui,
Santiago in mezzo al mare, mi sentirò perduto?
La supplica per l’ultima pietà non basterà.
Basteranno le mie fredde mani giunte?
Un uomo che predica pace
gente ammaliata in un campo di olivi
persone malate che chiedono aiuto
la paura di perdere il trono
il Cristo dissacrato
l’amore incatenato a una croce
da metastasi inumane
un viso una corona di spine
muscoli erosi cercano riparo
insidiati da movimenti improvvisi
ricoperti da uno scampolo di panno
mani tese verso un cuore ferito
una mamma che piange
gente che arranca nel vincolo sacro
un corpo in un letto di pietra
nel frastuono di mille parole
gente che ride, sparando veleni
gente che prega
Gòlgata intrappolata
schiacciata dal fumo delle coscienze
sfuggite a meridiane drogate
pesanti come macigni
in un colle d’argilla cruda
schegge di tempo squarciano il buio
comete seguono il filo di Arianna
un corpo sale su ali di luce
un padre riprende suo figlio
due anime, un viso
il perdono in un sorriso
la salvezza per chi lo ha deriso

Essenza di luce discesa dal cielo
planando silenziosa come un’aquila maestosa.
Un seme che germoglia con gocce di risveglio,
sei linfa vitale di un’eterna primavera,
il salto quantico verso una nuova Era.
Qual è il tuo piano divino in questa dimensione?
Tu che vedi oltre con gli occhi dell’altrove,
consapevole coscienza nelle tue splendide parole.
Luce, tu sei la luce,
un risveglio animico in questa Era del cuore
e non hai bisogno di apparire ma solo di illuminare,
con frequenze, vibrazioni e battiti d’amore.
Quanti demoni ha sconfitto la tua anima eletta
con la spada forgiata dal fuoco della vita
e quanta strada al buio senza alcun riferimento
prima di sposar la luce, lassù nel firmamento.
È giunto il tempo di ricordare
ed io ti riconosco... Ti conosco da sempre.
È limpido e chiaro il tuo codice d’onore,
sei unione ed altruismo, amore e condivisione,
tu volteggi sopra un piano superiore.
Polvere di stelle,
lucciole erranti tra cuori distanti,
ma tu sei la luce inebriante e avvolgente,
nei tuoi occhi giace una stella pulsante.
Essenza angelica di sublime entusiasmo
che riceve e trasmette i messaggi dal cosmo;
tu che possiedi il dono del Settimo Sigillo
accogli l’appello di ogni tuo fratello,
per favorir la grande transizione
verso l’alba di una nuova dimensione.
Risovvenera, incontaminata Nostra Signora
che non dovrebbe mai avvenire al mondo
che qualcuno abbia implorato la tua tutela,
sia ricorso alla tua ala,
implorato il tuo manto
e sia stata recisa dai monaci come una candela.
Animata dall’archiviazione dell’inchiesta,
abbandonata, da una volta vergine a te vergine
ti domando dov’eri quando imploravo pietà.
Oramai non mi preoccupa se disprezzerai oppure
ascolterai le mie preghiere, perché mi domando
cosa facevi mentre venivo violata con abitualità.
Anima di Cristo, assistimi.
Corpo di Cristo, custodiscimi.
Sangue di Cristo, ammaliami.
Acqua del torso di Cristo, tergimi.
Passione di Cristo, sostienimi.
O Gesù, non tapparti le orecchie.
Dentro le tue piaghe, adombrami.
Non dovevi acconsentire che io mi dissociassi da te.
Dal detrattore pernicioso avresti dovuto tutelarmi.
Nell'ora della mia dipartita non reclamarmi.
Saresti dovuto venire anche tra i bantu, ti avremmo
offerto un tozzo di pane duro nelle nostre catapecchie.
Adorano te devotamente, oh Dio recondito.
Dietro la dottrina ti celi surrettizio,
e oltre misura terreno.
A te i cuori si abbandonano, contemplandoti.
Ma tirando avanti nella vita di tutti
i giorni, tutto vien meno.
La vista, il tatto, il gusto in te vengono disattesi.
Ma solo con l’udito si viene realmente
beffati in maniera imbarazzante.
Suppongo che ciò che disse il Figlio di Dio
nulla sia più delle parole
di un santone delirante.
Sulla croce venne inchiodata
non solo l’imperscrutabilità,
ma anche dell’umanità l’esecrazione:
eppure credendo e confessando
entrambe, chiedo
ciò che domandò il penitente ladrone.
Le piaghe, a diversità di Tommaso,
le vedo.
Tuttavia confessano te Dio.
Ti chiedono di farli credere sempre più
in te e in te di avere speranza, di amarti.
Come rapiti nell’oblio.
“Oh memoriale della morte del Signore,
pane vivo che dai vita all’uomo
che lo acconsente.
Concedi al mio spirito di vivere di te,
e di gustarti in questo modo
sempre dolcemente.
Oh redentore, che come il pellicano nutre
i piccoli con il proprio sangue tu purifichi
me, immondo, con il tuo abboccato.
Del quale una sola stilla
può risanare
il genere umano intero da ogni peccato”.
Oh Gesù, che trasparente come un velo
ora sento vuota come ogni dì la mia epa,
prego che fissandoti col volto rivelato,
avvenga ciò che tanto bramo:
di una mensa imbandita
a tal visione io sia beato.Confido a chi rovina nella lettura delle mie assonanze,
e a tutti coloro che reputano la somiglianza armonica
dei miei suoni un inane sciupo di tempo che ho assai
errato verso i leggitori in trascuratezza agonica,
osservazioni, glosse, elaborati.
Per mio torto,
mio fallo, mia badiale negligenza
e mio letterario aborto.
Se vi sentite di asserire che casseranno la beata Maria
le meschinità, le indegnità e le abiezioni
con gli angeli, i santi e voi fratelli e il Signore vostro
periti verso donne e infanti angariati di sole abdicazioni.
Ti adorano,
altrui Dio,
e ti amano
con tutto il cuore.
Ti ringraziano di averli creati
e lasciati ad invecchiare
come si fa
con un buon liquore.
Ti offrono le azioni
della giornata sperando siano
secondo la tua volontà
per la maggior tua gloria.
Che la tua grazia
li accompagni
e sia con i loro cari…
…è un’altra storia.
Ti professano Signore.
O imperituro Padre,
il creato ti riverisce…
controverso.
A te cantano gli spiriti celesti
e tutte le autorità dell’empireo:
Sanctus, Sanctus, Sanctus
il Signore Dio dell'universo.
La volta e il creato
sono pregni della tua grandezza.
Ti inneggia la corale degli apostoli
e le nivee fila dei martiri, i preti e le suore.
Le voci dei profeti si adunano nel tuo plauso;
la santa Chiesa professa la tua gloria,
venera il tuo solo figlio
e lo Spirito Santo consolatore.
O Cristo, re della gloria,
imperituro Figlio del Padre,
tu fosti partorito dalla Vergine Madre
per la redenzione dell'uomo.
Trionfatore della morte,
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi allato a Dio, e verrai a pronunziarti
per voce dei preti in ogni duomo.
Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento col tuo sangue impagabile.
Accoglili nella tua gloria
nel consesso dei santi.
Salva la tua gente, Signore,
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti esprimono gratitudine,
salmeggiano il tuo nome, aberranti.
Degnati oggi, Signore,
di serbarli senza peccato.
Sia sempre con loro la tua indulgenza:
in te hanno confidato.
Compassione di loro, Signore,
compatimento per loro.
Tu sei la loro chimera...
quanto saranno confusi perchè non li avrai guidati...
Salve o Teresa
Madre dei miseri,
dei bisognosi,
degli indigenti, salve.
A te ricorriamo figli di privazioni
e stenti, a te ci affidiamo
affamati ed emarginati dai Signori
dell’Occidente, fameliche belve.
Orsù dunque speranza nostra
rivolgi gli occhi tuoi misericordiosi
a noi abbandonati come bestie
nel degrado senza condiscendenza,
e mostraci come i nostri figli
possano avere un po’ d’acqua
tutti i giorni, e non decedere
per un raffreddore o un’influenza.
Gloria a Dio nel cielo empireo
e quieto vivere al genere umano
di buona costanza.
Noi tentiamo di trovarti, ti agogniamo,
ti attendiamo, rimaniamo in attesa,
ti anatemizziamo per la tua reiterata assenza.
Dio monarca,
sire del cielo degli agnostici,
dittatore dalle facoltà illimitate,
unico figlio il Cristo Messia,
Dio monarca dei devoti, vittima sacrificale,
principe sovrano delle anime restate.
Tu che osservi i vizi del mondo e li ignori,
tu che guati le perversioni dell’uomo
e te ne compiaci,
tu che siedi alla tavola dei regnanti
e li assecondi, tu qualunquista
alla destra dei rapaci.
Ricordati, o corredentrice,
che si è appreso nel creato
che molteplici si siano appellati
al tuo soccorso, abbiano supplicato
tua aita, abbiano mendicato
il tuo salvamento, e siano stati obliati.
Vivificato da tale disistima…
chi di te si avvale, o genitrice, Loro Signora,
chi a te si appella, dinanzi a te si mortifica,
contrito penitente orfano delle tue cure.
Non volere, o Monna Maria,
sottovalutare le loro suppliche,
ma udiscili indulgente e appagali.
Sia pure.